Vincitore della Palma d'oro di Cannes nel '66 (ex-aequo con Un uomo, una donna di Lelouch) e oggetto di restauro qualche anno fa, Signore & signori si inserisce in uno dei filoni più scintillanti della nostra filmografia, quello della commedia. Trama sospesa tra l'aneddotico e il corale, fra storie d'amore (poche) e tradimenti (tanti), affrontata con il consueto registro comico; ma anche riflessione attenta, caustica e accorta del tessuto della vita italiana. Come sempre, è lo scenario che ospita la vicenda (Conegliano, in provincia di Treviso) a condizionare l'agire quando non il destino dei suoi protagonisti; la sceneggiatura di 'Age e Scarpelli' (che hanno collaborato Luciano Vincenzoni e con lo stesso Germi) porta alla luce con precisione chirurgica i risvolti della rispettabilità borghese inserita in un contesto simile. Ne viene alla luce un mondo bigotto, perbenista e ipocrita, una comunità d'apparenze e quieto vivere, centro di campi di forze (l'uomo di Chiesa come vero deus ex machina) pateticamente reazionarie. All'interno di questa stessa comunità si muovono i protagonisti, pedoni inconsapevoli di trame già scritte, sempre eccessivi e con delle sfumature grottesche (nei comportamenti, nei primi piani che Germi gli riserva), in modo tale da evitare l'identificazione e, più che porsi domande, farsi trascinare dal discorso e dalle risposte che lo stesso film cerca di offrire.