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Arsenico e vecchi merletti

16/07/2008 11:00

Silvia Badon

Recensione Film,

Arsenico e vecchi merletti

Le sorelle Brewster (Josephine Hull e Jean Adair) hanno trovato la soluzione per gli anziani soli e tristi: un bel bicchiere di vino di sambuco mischiato con ar

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Le sorelle Brewster (Josephine Hull e Jean Adair) hanno trovato la soluzione per gli anziani soli e tristi: un bel bicchiere di vino di sambuco mischiato con arsenico e cianuro. Il film di Capra è uno straordinario esempio di commedia nera, una delle più divertenti degli anni ’40. La comicità è costruita su una sfilata di tipi umani grotteschi, a cominciare dalle zie del protagonista, apparentemente due care vecchiette, che poi si rivelano dei serial killer. I personaggi si alternano in un’unica allegra mascherata: c’è chi crede di essere il presidente Roosevelt, chi si spaccia per medico e chi cambia veramente faccia per sfuggire alla polizia. Ad orchestrare i movimenti di “ordinaria follia”, nella casa delle zie, c’è un bravissimo Cary Grant, l’unico membro sano della famiglia, scapolo convinto che cede al matrimonio dopo aver incontrato l’anima gemella, senza permettere allo strano comportamento dei familiari di far scappare Elaine Harper (Priscilla Lane).


Non troviamo un Grant nei tipici ruoli dei thriller di Hitchcock, ma anche in veste comica l’attore inglese sembra a proprio agio. La macchina da presa si sofferma sui suoi i primi piani dalle espressioni buffe e caricaturali e lo spettatore si immedesima più facilmente nell’affascinante critico drammatico per comprendere ciò che succede in casa Brewster. Se Grant e le due zie risultano irresistibili, non sono da meno tutti gli altri personaggi che vi ruotano attorno, in particolare il fratello del protagonista, Jonathan Brewster (Raymond Massey), una specie di Frankenstein criminale, vero cattivo della situazione. In questo Carnevale di paradossi, Capra mescola le carte in tavola della solita distinzione tra buoni e cattivi: i crimini vengono commessi davvero ma sono frutto della follia che dilaga in tutto il film. Il grottesco e la comicità però permettono al regista di nascondere uno sguardo cinico e pessimista sul sistema delle apparenze dell’universo familiare. Nonostante il ritmo sostenuto del film, risulta un po' troppo lungo nel finale, ridondante nell’andi-rivieni dei personaggi dalla cantina delle zie dove sono nascosti i loro segreti.


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