Noto ai più per le molteplici produzioni televisive, Michele Soavi è un regista di indiscutibile talento, forgiatosi dapprima come attore e assistente alla regia, con i grandi maestri dell’horror nostrano come Dario Argento, Joe D’Amato, Lamberto Bava e non ultimo Lucio Fulci ; passato dietro la macchina da presa in modo del tutto autonomo ha prodotto diverse pellicole degne di nota, che certamente non sono sfuggite agli appassionati del genere. Una di queste è DellaMorte DellAmore, uscito in Italia nel lontano 1994 e ingiustamente snobbato da critica e pubblico. Si parla infatti di una delle pellicole più maledettamente originali prodotte nel nostro Paese negli anni’ 90. Creato dalla penna di Tiziano Sclavi, padre del noto personaggio bonelliano Dylan Dog, questo film non è, come indicato erroneamente da molti, il film sull’indagatore dell’incubo. Anche se, in termini di stile visivo ed ironia lo ricorda non poco. Grottesco, visionario, allucinato. Insomma, tutto tranne il “classico” film dell’orrore, che anzi è spesso preso di mira in termini parodistici, sconvolgendone più volte i canoni standardizzati che lo contraddistinguono. Humour nero e sarcasmo a profusione, e elementi di sano gore, con gli effetti realizzati magnificamente da un Sergio Stivaletti in grande spolvero. Anche gli interpreti sono stati scelti tutti con grande intelligenza. Rupert Everett, da cui lo stesso Sclavi aveva preso ispirazione nell’ideazione del suo Dylan Dog, non può che risultare perfetto. François Hadij-Lazaro è straordinario nella sua non facile interpretazione e in generale tutto il cast si mantiene nella soglia di un ottimo registro attoriale, con una recitazione volutamente sopra le righe, secondo gli intenti parodistici del regista. Unica nota dolente, la bella Anna Falchi che mostra generosa le proprie curve, ma in termini di recitazione fornisce un contributo pressoché impalpabile, per non dire imbarazzante. Se aggiungiamo le splendide e visionarie scenografie curate da Antonello Geleng, la colonna sonora evocativa ed inquietante realizzata da Manuel De Sica , ci rendiamo conto di trovaci di fronte a un prodotto nel quale la sana voglia di fare cinema indipendente e libero si unisce alla voglia di sperimentare – il tutto con budget modesti. Dall’onnipresente elemento classico della filmografia horror – gli zombie –, fino ad arrivare a temi ben diversi, quali l’amore, la vita e la morte, passando dai rimandi al maestro Romero, l’avventura cimiteriale di Francesco Dellamorte suggerisce, infine, un’inquietante e paradossale difficoltà: quella di distinguere i vivi dai morti. Sicuramente, il migliore film di Michele Soavi.