Diretto dal produttore e regista televisivo Bruce Paltrow, la pellicola narra le storie intrecciate di tre strane coppie che percorrono le strade d’America per poi ritrovarsi tutte insieme ad una fatidica gara di karaoke ad Omaha, in Nebraska. Il film è ben diretto, forse un po’ scolasticamente, talvolta citando più o meno apertamente Lo Spaccone, ma indubbiamente di sicuro effetto e buon ritmo. Gli interpreti sono decisamente all’altezza della situazione, molto convincenti ed attenti alle indicazioni del regista, il quale si cimenta in un’opera non facile: tirare le fila di tre storie articolate nelle quali i protagonisti si trovano a vivere esperienze decisamente non comuni. E se le tre coppie possono apparire stereotipate ad un’analisi superficiale, il buon Paltrow riesce invece a tracciare dei ritratti profondi e concreti, dando vita a personaggi estremamente credibili e convincenti, grazie anche alle buone performance del cast. Su tutti, davvero ottime le interpretazioni di Paul Giamatti a Andre Braugher, che non a caso costituiscono probabilmente la “strana coppia” più convincente delle tre proposte. L’idea in sé certo non è nuovissima, la coppia bianco/nero, diversi ma affiatati, è vecchia quanto il cinema; il regista riesce, però, ad affrontare il tema in un modo nuovo, fresco ed originale. Meno convincente la prova della figlia del regista, una Gwyneth Paltrow a mio avviso non perfettamente calata nella parte. Certo, il rapporto padre-figlia è interessante (e non di meno è ottima anche l’interpretazione di Huey Lewis, non a caso rockstar anche nella vita), purtroppo non sviluppato adeguatamente, puntando più sull’effetto larmoyant che non sulla profonda caratterizzazione dei due protagonisti e del loro passato. Straordinaria colonna sonora: le canzoni e le grandi interpretazioni danno l’impressione di essere la parte più curata dell’intero film. Gli stessi attori spesso si cimentano in prove canore che nulla hanno da invidiare a quelle di scafati professionisti. In particolare si segnala un toccante rifacimento della mitica Free Bird dei Lynyrd Skynyrd rivisitata come mai si era osato prima. Splendidi paesaggi, umorismo sottile (e furbesco) e qualche buona trovata registica formano dunque un pregevole cocktail che permetterà allo spettatore di trascorrere due ore di spensierato divertimento. E non solo: i toni sono quelli della commedia, ma i temi affrontati sono tutt’altro che semplici e frivoli. In alcuni momenti la velata critica si fa più intensa e spinge a riflettere. Del resto gli spunti non mancano, a partire dal sogno americano, dalla voglia di cambiare la propria vita con una sola grande impresa, per arrivare al difficile rapporto padre-figlia, o ancora alla voglia di dare una svolta netta ad una vita piatta e che non sembra mai in grado di soddisfarci pienamente. A tratti un po’ melenso e strappalacrime, ma in definitiva resta un film che merita la visione. Una piacevole sorpresa.