Sophie (Amanda Seyfried) ha un sogno da realizzare in occasione del suo imminente matrimonio: sapere chi è suo padre. Dopo aver trovato il diario di gioventù della madre scopre i nomi dei ragazzi che Donna (Meryl Streep) frequentava nell’epoca in cui rimase incinta, ma, nelle pagine confidenziali, non c’è alcun dato certo sull’identità del futuro padre. Tre lettere, tre nomi nella testa di Sophie e tre affascinanti uomini si presentano al porticciolo della piccola isola greca dove madre e figlia vivono. Questo è l'incipit del musical che ha conquistato le sale di tutto il mondo, prima impresa cinematografica di Phyllida Lloyd - nome poco conosciuto nel cinema ma molto importante nell’ambito del teatro e dell’opera. La fama della Lloyd regista teatrale “si sposa” bene con Mamma mia! che, come altri grandi musical, è nato a teatro prima di fare faville sul grande schermo. La storia di quest’opera comincia negli anni ’80 quando la produttrice Judy Craymer lavorava insieme a Björn Ulvaeus e Benny Andersson, per un loro progetto sugli ABBA. La Craymer voleva realizzare un’opera teatrale ispirata alle canzoni del gruppo svedese, ma i due musicisti si dimostravano riluttanti a un tale uso delle loro canzoni. Quando la produttrice inglese riuscì a vincere la loro diffidenza, si servì dell’aiuto della commediografa Catherine Johnson per redigere il copione: l’idea che si volle mantenere, nello spettacolo teatrale come nel film, è stata quella di costruire una storia di valore universale, capace di parlare dell’amore a diverse generazioni di spettatori. Mamma mia! debuttò a teatro a Londra nel 1999 e nel 2001 arrivò anche a Broadway, diventando un fenomeno europeo e mondiale di grande successo. L’idea di farne un film è nata già nel 1998, prima del debutto londinese. Tra il pubblico americano accorso a Broadway per vedere lo spettacolo, c’era invece una vecchia conoscenza del cinema, nonché la grande star della trasposizione cinematografica: Meryl Streep. Anche se la storia ruota intorno al matrimonio della giovane e ingenua Sophie, i veri protagonisti del film sono uomini e donne di mezza età che, con questo ritrovo, rivivono i sentimenti e le scelte della loro giovinezza. A fare da sfondo agli incontri, alle corali coreografie e alle canzoni c’è la natura selvaggia dell’isola greca dove la protagonista ha aperto un albergo, mantenendo la struttura caratteristica delle abitazioni greche. Basta questo a immaginare l’atmosfera magica, quasi bucolica, che si crea nel film. Balletti veloci, lustrini, paillettes e canzoni appassionate di gruppo creano il turbine di Mamma mia!, ma non ci sono ballerine mozzafiato a conquistarci; qui il giovane pubblico invidia la libertà e la voglia di divertirsi senza remore di questi personaggi che potrebbero essere i nostri genitori. Per il suo film, la regista inglese sceglie un cast d’eccezione, non tutto allo stesso livello per qualità canore ed istrionismo. Il fronte femminile troneggia con Christine Baranski, Julia Walters e una magnifica Meryl Streep. Per chi forse la ricorda cantare in Radio America di Altman, in questo film rimane sbalordito dalla padronanza spettacolare di questa dancing queen cinquantanovenne. Lascia un po’ a desiderare invece il fronte maschile con Colin Firth e John Skarsgård, che quasi non si fanno notare, insieme ad un Pierce Brosnan che prova almeno a duettare con la Streep, ma senza la stessa verve. Per quanto riguarda la colonna sonora, interamente cantata dalle voci originali e naturali degli attori (da notare l’interpretazione della Streep nel brano The Winner Takes It All), è prodotta dallo stesso Benny Andersson degli ABBA.