“Questa storia comincia così, con un notturno (di Chopin)...” Una notte intera, fino al sorgere del sole. Un albergo, il Bellevue che è un luogo-non luogo. Quindici personaggi. Sei storie viste di scorcio, separate alla nascita e che si uniscono per l’epilogo, in Italia, da qualche parte nel 1982, aspettando il sole. Ago Panini al suo esordio cinematografico costruisce un lungometraggio surreale. Surreali sono le storie - una su tutte quella del termitaio - che si ricongiungono veramente solo in conclusione di pellicola ma che aleggiano come voci e urla l’una sull’altra, perché di notte tutto è possibile. Surreali sono anche i ruoli dei diversi personaggi, che si stravolgono durante il film creando un effetto spiazzamento: un belloccio (Gabriel Garko) che si rivela essere un criminale sfigato, una attrice porno (Vanessa Encontrada) che in realtà è una donna romantica e delicata, una borghese intellettuale (Claudia Gerini) che cerca emozioni forti e parla con i cadaveri... Il tono generale di Aspettando il sole è sostenuto: le luci immutate durante tutta la notte e i personaggi fortemente caratterizzati sono animati da continue incursioni di immagini e suoni esterni alla narrazione, dalla struttura mutevole dei dialoghi, ora con rapidi scambi di battute, ora con monologhi bisbigliati e dilatati. L’anima del film è quella di un noir, ma il suo svolgimento è piuttosto ludico, vivace. Gradevolissima la colonna sonora, curata da Nicola Tescari, che contiene, fra tutte, una bella versione di “Sole” featuring Raiz (ex Almamegretta), che nel film interpreta “Moreno”.