Solo (Souleymane Sy Savane) è un tassista senegalese che vive e lavora nel North Carolina. Sogna di fare lo steward anche se ostacolato dalla sua compagna. Una sera, sul suo taxi, sale William (Red West), un anziano che gli chiede di portarlo a Blowing Rock, monte conosciuto nella zona per le potenti raffiche di vento che si possono sentire in cima. Solo teme le intenzioni del vecchio e, da quel momento, si ritiene responsabile del destino dell’uomo; fa di tutto per diventare suo amico, per farlo sentire parte di una famiglia e salvarlo da se stesso. Una trama tanto semplice per un film tanto profondo. Ramin Bahrani, iraniano d’origine ma attivo negli Stati Uniti, è un regista che ha tratto molte soddisfazioni dal Festival di Venezia: nel 2005, vi ha partecipato, nelle Giornate degli autori, con Man Push Cart, ottenendo buoni riconoscimenti. Quest’anno si presenta nuovamente sul Lido veneziano con una pellicola tra le più applaudite del Festival. Così “asciutto” nella regia, è un buon esempio di film che riesce a toccare lo spettatore. La semplicità è anche la caratteristica di Solo e dell’attore che lo interpreta, Souleymane Sy Savane, qui alla sua prima prova attoriale cinematografica. La bravura dell’attore sta nel calibrare, con spontaneità ma molto bene, le giuste dosi di serietà e simpatia, che rendono il suo personaggio umano e suscitano grande empatia nel pubblico. Dall’altra parte c’è un duro e commovente Red West, nei panni del vecchio impenetrabile e scostante che Solo tenterà di salvare disperatamente, ma ormai trascinato dai fantasmi del suo passato. Il regista, spesso con la macchina da presa a mano, svuota le inquadrature di tutti gli elementi superflui, svuota gli ambienti e le strade della città dove si muovono i personaggi, “sbatte” l’obiettivo sui loro volti, sugli sguardi, senza bisogno di tante battute da copione. Vuota sembra anche la strada che porta in cima a Blowing Rock, dove ognuno riprenderà la propria vita. Bahrani mette a confronto due mondi (quelli di William e Solo) di cui non c’è dato di sapere molto, ma ne cogliamo l’essenza nelle espressioni e nei dolori dei loro protagonisti. Con un omaggio al maestro del cinema iraniano Abbas Kiarostami (Il sapore della ciliegia), questo giovane cineasta ci regala un gioiellino sensibile, facendoci ben sperare per il prossimo film.