Jake Tyler è un ragazzo arrivato ad Orlando con quel che resta della sua famiglia, dopo che suo padre è morto in un incidente d’auto in preda ad ubriachezza. Con la madre e il fratello più piccolo, deve adattarsi a questo nuovo mondo dorato e luminoso, dove però non è tutto oro ciò che luccica. Dietro alle feste in piscina e alle ragazze in bikini, si nasconde una realtà più complessa, e a volte squallida, animata da ricchi ragazzi annoiati e modaioli, che alimentano i loro spiriti insoddisfatti con gare di lotta non troppo legali. Jake, campione sportivo già nel vecchio liceo, ha il combattimento nel sangue e, spinto dall’unico vero amico che trova nella nuova scuola, e dalla competizione per una bellissima ragazza, decide di entrare anche lui nel giro delle arti marziali miste. Ma se all’inizio lo spinge solamente la voglia di rivalsa su quel mondo di bulli, alla fine riuscirà a tirare fuori lo spirito sportivo e il vero campione che è in lui, grazie soprattutto agli insegnamenti sportivi e di vita del maestro Jean Roqua, alla cui dura scuola di arte marziale mista Jake si iscrive. Nato chiaramente per soddisfare un pubblico adolescente, Never Back Down è un film che non decolla, nonostante le riuscite scene di lotta. La regia mostra il meglio quasi esclusivamente in quest’aspetto “tecnico”, giocando sull’ottima fisicità degli attori protagonisti. Sean Faris veste bene i panni dell’eroe buono - imperfetto e bello - ma non solo, essendo dotato di una struttura adatta al ruolo e buona espressività; lo stesso discorso vale per Cam Gigandet (Twilight), interprete del bullo avversario Ryan. Baja (Amber Heard) invece, la ragazza di cui Jake si innamora, incarna alla perfezione il suo ruolo di “bellissima in bikini”. Tuttavia nonostante una buona predisposizione, la prova complessiva del cast non convince; la storia è banale e scontata e la sceneggiatura superficiale. L’unico che si distacca da questa mediocrità ben confezionata è Djimon Hounsou, interprete del maestro Jean Roqua, che qui emerge per maggiore esperienza ed espressività, oltre a dare ulteriore manifestazione delle sue indubbie doti fisiche - già apprezzate ne Il Gladiatore e in Blood Diamond. Sicuramente i giovani troveranno eccitanti e adrenaliniche le scene degli allenamenti e dei combattimenti, che sono, come detto, la parte di pregio del film. Qui però, la classica morale alla Karate Kid, tipica dei film di genere, risulta molto prevedibile, offuscata dall’esaltazione degli atteggiamenti tipici degli adolescenti di oggi, presentandosi più simile allo squallore di Alpha Dog che alla raffigurazione di Save the last dance. Jake diventa popolare e assurge ad uno dei “migliori” grazie ad alcuni video circolanti su Youtube, che mandano in visibilio ragazze e ragazzi della scuola e che lo ritraggono in risse violente e furiose. Tutti non fanno altro che voler immortalare con telecamere e telefonini il momento dell’azzuffata, l’umiliazione gratuita del perdente. Giusto riflesso dei comportamenti oggi in voga, e aspetto di immedesimazione sfruttato dal regista, che però sortisce l’effetto di annullare la freschezza del messaggio sportivo, che dovrebbe essere lo sfondo consolidato di questo tipo di pellicola. In definitiva, Never Back Down si presenta come un film limitato, forse più adatto a l’homevideo che al grande schermo.