Aurora non lo sa, ma è promessa a Filippo, fin dalla tenera età. I rispettivi padri, Re Stefano e Re Uberto, desiderano infatti unire i loro regni e le nozze dei loro eredi diventano il pretesto affinché ciò si avveri. Ma sul regno e sul destino felice dei due piccoli principi si scatena la furia diabolica di Malefica, suprema Signora del Male, che non invitata ai festeggiamenti per la nascita di Aurora, condanna la neonata ad essere vittima di un sortilegio: la poverina «... entro il compimento del suo sedicesimo compleanno si pungerà il dito con il fuso di un arcolaio e morrà». Le tre fate, Flora, Fauna e Serenella, proteggeranno la principessa – a cui daranno il nome di Rosaspina - portandola via da palazzo e crescendola come una contadina. Malefica cercherà in lungo e in largo la fanciulla, perché si compia il maleficio, prima dello scadere dei suoi 16 anni. Ma dovrà fare i conti con la spada e lo scudo del Principe Filippo, disposto a tutto pur di non perdere la sua Aurora. La Bella Addormentata nel Bosco è pioniera di un nuovo modo di fare e concepire il cinema per ragazzi. Non è solo un “documentario di animazione”, ma è una “mostra pubblica”, in cui gli spettatori possono perdersi in illustrazioni uniche nel loro genere, che oggi non esistono più, sostituite dalla grafica digitale. La pellicola uscì il 29 gennaio 1959 e la sua creazione ebbe una storia lunga e travagliata. Aurora (la cui voce in lingua originale è della bellisima Mary Costa), è il nuovo personaggio disneyano, in competizione con Biancaneve, il cui film uscì nel 1937 e Cenerentola del 1950. I disegnatori si trovarono dinnanzi ad un’impresa titanica e ancor più complicato fu riuscire a delineare la personalità della principessa, usando tratti, che fossero percepiti dal pubblico, come originali. Il lavoro iniziò nel 1951 e durò otto anni, venne considerata la produzione più costosa mai realizzata fino ad allora per un cartone-animato, circa sei milioni di dollari spesi. Il film ebbe la sua fonte principale in La Belle au Bois dormant di Charles Perrault, favola uscita in una raccolta datata 1697, anche se una versione simile, ma con un finale più vicino a quello proposto per il grande schermo, si trova nel racconto Rosaspina dei fratelli Grimm (insostituibili ispiratori per l'industria Disney). Eyvind Earle fu definito “la maggiore forza in campo” in quel periodo. Illustratore dotato di talento visionario, ma ancorato al reale, si dedicò all’opera con entusiasmo e vigore e rinnovò lo stile, portando una ventata di moderno. Compì studi approfonditi sulla storia dell’arte rinascimentale, medievale e gotica, interpretandole e adattandole al film. Lottò affinché tutti gli elementi, dallo sfondo al primo piano fossero messi a fuoco, per dare maggiore profondità alle scene sullo schermo. Fu genio dell’immagine, dal talento ispirato e dal carattere umbratile e collerico, motivo per cui fu sostituito da un altro disegnatore per il completamento del film. I suoi sfondi sono, però, ancora oggi poesie di forme e colori. A ultimare ciò che Earle cominciò fu Marc Davis, comprendendo la filosofia del film e coniugandola al suo stile. Le restrizioni impostegli dalla produzione, divennero nelle sue mani, nuove opportunità per migliorare la pellicola. A Davis si deve, infatti, la grafica compiuta di Aurora e Malefica, geometricamente aggraziata la prima ed imponente la seconda, magnifiche sullo schermo. Il film ebbe il meritato successo solo anni dopo dalla sua prima uscita; tuttavia già nel 1959 fu secondo solo a Ben-Hur in termini di incassi, ma le spese di realizzazione furono così alte che Disney non riuscì mai a recuperarne i costi. A dispetto delle critiche, il fascino del cartone e la sua fama sono aumentati con il passare degli anni. Merito, oltre che dei disegnatori e degli animatori, anche delle musiche. Disney stesso si meravigliò di come la musica ideata da Tchaikovsky per il balletto The Sleeping Beauty, composta 70 anni prima, si adattasse magnificamente al film, come se il compositore l’avesse pensata da subito per la trasposizione cinematografica. George Bruns adattò il balletto al film, scrivendo le canzoni: Io lo so e Inno alla Principessa Aurora, sono solo alcune delle tracce performate per il lungometraggio, altre ritenute poco inerenti alla contestualizzazione e allo stile dell’opera vennero eliminate. Una favola unica, quella de La Bella Addormentata nel Bosco, che raccoglie in sé tutte le caratteristiche di un’opera d’arte. Un quadro in movimento animata da colori splendidi e arricchito da una sceneggiatura puntigliosa e immediata. Godibile con lo stesso fascino di sempre e a tutte le età.