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Anna Magnani è Maddalena Cecconi, una madre sensibile e attenta al futuro dell’unica figlia Tina. Per la bambina sogna un futuro nel mondo dello spettacolo, una carriera tutta luci e lustrini e, affinché ciò accada, è disposta a perdere tutto ciò che possiede. Quanto può sacrificare di sé l’amore materno per la felicità dei propri figli? Anna Magnani è una mamma coriacea, ambiziosa, irriverente, pungente, schietta e sensibile. Lavora come infermiera e spera per la figlia un futuro migliore del suo. L’occasione si presenta durante una selezione negli studi di Cinecittà. La produzione, infatti, cerca una bambina per girare un nuovo film. Maddalena, investe risorse, tempo, energie e soprattutto denaro – nonostante gli stenti della famiglia – per preparare Tina al grande debutto cinematografico. Le compra un vestitino nuovo, le cambia acconciatura, paga un’insegnante di recitazione; ma al momento dei provini preliminari, si rende conto che, senza una raccomandazione, la sua bambina non ha alcuna speranza di farcela. L’infido Alberto Annovazzi (Walter Chiari), fingendosi aiutante del regista, dietro compenso, assicura alla donna vittoria sicura. Al momento della selezione finale, Maddalena riesce ad entrare nella sala in cui vengono proiettati i filmini delle prove e la gioia iniziale si tramuta presto in umiliazione. Sconcertata dalle risate del regista e dei suoi collaboratori – mentre la sua Tina sullo schermo piange disperatamente – chiede tra urla e spintoni un incontro faccia a faccia con Blasetti – il regista – e, solo dopo avergli vomitato tutto il suo sconcerto, fugge via con la figlia. Al suo ritorno a casa, una sorpresa l’attende: ma, memore dell’umiliazione subita, non accetta di vendere la sua Tina neppure per due milioni di lire. Un film obiettivo, che cattura l’anima di una donna in lotta con se stessa e con il mondo intero, pur di salvare la figlia, da un destino di povertà e miseria, ma anche un taglio lucido e modernissimo sull’allora germinale industria cinematografica. Dopo Quartetto pazzo, Roma città aperta e Assunta Spina, la Magnani si conferma, con l’ennesima grande interpretazione, animale da palcoscenico senza mezze misure, esplosione di vitalità e pathos allo stato puro. Commuove, diverte, straripa come fiume fuori dagli argini e trascina tutti con sé, figlia, marito, suocera e chiunque incontri. Donna dal fascino irresistibile e diretta da un grande Luchino Visconti, recita una sceneggiatura brillante di Suso Cecchi D’Amico, lo stesso Visconti e Francesco Rosi. Il climax drammatico ha il suo contrappunto naturale nella verve comica di espressioni – per lo più dialettali –, situazioni, personaggi tipicamente italiani: il risultato è lo specchio di una società che cambia, dopo la fine del conflitto mondiale e l’inizio di una guerra mediatica negli anni ’50 ancora agli esordi. Eppure il regista, fedele al movimento neorealista, ne coglie incertezze, paure, dubbi, avvisaglie nei confronti di un potere nuovo, ormai alle porte, che si contrappone tirannicamente alle coscienze ancora ingenue e sprovvedute di un popolo indebolito e umiliato. Un film verace e vorace, da rivedere.