Angelo (Kim Rossi Stuart) è un carrozziere che vive a Roma, in un quartiere periferico in costante espansione. Alberto (Antonio Albanese) è uno sceneggiatore di successo, che vive in una delle zone più ricche della capitale. I cuori di Alberto e di Angelo si ingrippano (cosi dice quest’ultimo) nella stessa notte. I due, colpiti da un infarto, appena fuori pericolo, vengono sistemati in due letti vicini: l’11 e il 12. Separati inizialmente da un paravento iniziano a parlare ed a conoscersi, fino a diventare inevitabilmente l’uno la parte mancante dell’altro. Alberto fa la conoscenza della famiglia del vicino di letto: la moglie Rossana (Micaela Ramazzotti), il figlio Airton (Andrea Calligari), chiamato cosi per la grande passione automobilistica di Angelo, e la primogenita Perla (Nelsi Xhemalaj). Angelo, da parte sua, viene presentato a Carla (Francesca Inaudi), ragazza di Alberto ed unica figura vicina allo scrittore. Anche fuori dall’ospedale, enormemente affascinati da quella strana sensazione di capirsi all’istante, i due continuano a vedersi sempre più spesso fino ad arrivare alla coabitazione. Angelo sta sempre peggio ma non vuole ammetterlo. Il suo piano è semplice: lasciare tutto ciò che ha di più caro all’ormai guarito fratello di sangue diverso conosciuto in ospedale. Liberamente tratto da Una questione di cuore di Umberto Contarello, il film sceneggiato e diretto da Francesca Archibugi è un delizioso intreccio tra commedia e tragedia, in cui dramma e dolore sono, per aspro contrasto, protagonisti di una tenera e al contempo spietata ironia. La regista di Lezioni di Volo, nei 104’ di pellicola, oltre a raccontare in modo molto minuzioso la storia di Angelo e Alberto, omaggia il cinema italiano grazie a due brillanti espedienti: la scelta della location - resa molto bene dalla scenografia di Alessandro Vannucci - del Pigneto, che fu per un largo periodo sfondo della storia del cinema nostrano, ospitando film del calibro di Roma città aperta, L’audace colpo dei soliti ignoti, fino ad alcune delle migliori realizzazioni di Pasolini; le comparsate di quegli attori e registi emblemi della produzione cinematografica italiana attuale, come Sorrentino, Virzì, Verdone e la Sandrelli. L’abbondanza di primi piani, le riprese fisse e spesso giocate sul simbolico sfondo davanti a cui si fermano i protagonisti, hanno il grande merito di sottolineare le ottime interpretazioni di Kim Rossi Stuart ed Antonio Albanese, che con la loro vivacità scenica imprimono grande velocità ad una trama dinamica, essenzialmente poggiata sugli stravolgimenti d’animo dei due personaggi centrali. Un film piacevole, con ottimi spunti, che rischia però di rimanere con il freno a mano tirato per via del finale “scritto” della controparte cartacea: anche se, per pathos e per scelte stilistiche della pellicola, risulta ben reso.