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Valzer con Bashir

13/04/2009 11:00

Silvia Badon

Recensione Film,

Valzer con Bashir

Il film di Ari Folman si apre con stridenti primi piani di cani inferociti e rabbiosi, lanciati in una folle corsa verso una preda sconosciuta...

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Il film di Ari Folman si apre con stridenti primi piani di cani inferociti e rabbiosi, lanciati in una folle corsa verso una preda sconosciuta. Sono i cani del sogno che Boraz sta raccontando all’amico Ari in un bar di notte. Qual è il significato di questi ventisei cani che appaiono nella stessa scena in un sogno ricorrente? Quale trauma potrà mai nascondere tale immagine? Queste sono le prime domande che balzano nella testa non solo dello spettatore ma anche del regista stesso che, a partire da quello stesso sogno, comincia un percorso personale che lo rende protagonista del suo film.


Valzer con Bashir, infatti, non è soltanto un reportage-inchiesta su un episodio di guerra (quella in Libano del 1982): è la storia di un ex-soldato che si trovava in quel conflitto, a soli 19 anni, senza realmente capirne il motivo e che, negli anni successivi, ha completamente rimosso i ricordi di quei giorni. Come recuperare la memoria? Folman sceglie di ricostruire quello che è accaduto nel 1982 attraverso le testimonianze dei ragazzi che erano con lui nello stesso reggimento. L’unica immagine che Ari ricorda è di un bagno con altri due compagni soldati, nel mare calmo vicino alla città, mentre il cielo era illuminato dai razzi al fosforo. Dopo l’uccisione di quello che sarebbe stato il futuro presidente della Repubblica del Libano Bashir Gemayel, i falangisti scatenarono una terribile rappresaglia nel campo profughi di Sabra e Shatila, uccidendo tre mila persone tra cui donne e bambini. L’esercito israeliano, che circondava il campo, non intervenne, ma si limitò ad osservare la situazione. Gli alti gradi militari in realtà erano a conoscenza di ciò che stava accadendo ma i soldati semplici come Ari potevano solo immaginarlo. Alcuni di loro, resisi poi conto di ciò che era accaduto, rimuoveranno il ricordo di tale esperienza per sopportare il senso di colpa.


90 minuti, 90 pagine di sceneggiatura, 2.300 illustrazioni: sono i numeri di questo film. Già con Persepolis di Marjane Satrapi, abbiamo imparato che i film d’animazione possono anche non raccontare fiabe per bambini, ma ricordare fatti atroci della storia. Come la Satrapi, anche Folman usa lo schermo cinematografico come strumento terapeutico per fare i conti con il proprio passato e i propri traumi. Estremamente interessante è il processo di lavorazione del film: a partire dalla sceneggiatura (dello stesso regista), Valzer con Bashir è stato girato in un teatro di posa e poi montato in un video di novanta minuti. Successivamente il regista ha trasformato il filmato in uno story board disegnando 2.300 illustrazioni, che in seguito sono state animate attraverso una tecnica inventata nello studio del regista (Bright Folman Film Gang) dal direttore dell’animazione Yoni Goodman: una tecnica che nasce dall'applicazione in sinergia di Flash, animazione tradizionale e 3D. Sette dei nove personaggi intervistati da Ari, nel suo percorso di recupero della memoria, sono persone reali, che non hanno voluto comparire nel film per motivi personali; per questo motivo sono stati interpretati da attori.


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