L’ennesimo film su come gli animali possano insegnare all’uomo i buoni sentimenti? Il vecchio classico rivisitato sull’amicizia cane-uomo? O semplicemente una nuova storia in cui un quadrupede ne combina di tutti i colori per farci morire dalle risate? Io e Marley è tutte queste cose insieme, e qualcosa di più. Sicuramente c’è chi potrà definirlo un film convenzionale e pensato per portare al cinema le famiglie, ma l’arco narrativo suggerito dal regista David Frankel (Il diavolo veste Prada) non si esaurisce nella banalità di questo messaggio e punta ad una funzione educativa superiore. Riuscendovi. La storia è tratta dal libro di John Grogan, giornalista editorialista, autore, come descritto nel film, di articoli autobiografici aventi come filo conduttore il suo labrador, il Marley della pellicola. Il delizioso cucciolo arriva nella vita dei 2 protagonisti, marito e moglie, quando ancora non hanno figli, e si rivela subito essere un cane tanto adorabile quanto difficile da gestire. Sarà proprio l’impegno che il quadrupede richiede ai due, a cementare la forza della loro unione, e ad aiutarli ad accettare gli imprevisti della vita, diventando un punto fermo di tutta la famiglia. Avendo come protagonista un disastro di cane, nel film non mancano gli episodi esilaranti (anche se vagamente telefonati), come la scena della “passeggiata” in macchina, o delle prevedibili evoluzioni di un tavolino legato al guinzaglio del terremoto a quattro zampe. La storia ha il pregio di soffermarsi anche nei particolari della vita dei protagonisti, nonostante qualche eccessivo descrittivismo, qualche lungaggine e lacrima fuori luogo. Detto questo, che ben venga un cinema leggero da proporre come valida alternativa ai cinepanettoni o all’imperversare di violenza gratuita: si esce dal cinema con un metro di paragone, un esempio al quale strizzare l’occhio nelle sfide di ogni giorno, nei delicati equilibri dell’amore e della famiglia, nelle rispettive ambizioni di uomini e donne, nel peso delle responsabilità della vita. Owen Wilson e Jennifer Aniston danno vita ai due protagonisti, calcando la mano talvolta con eccessi prossemici ed espressivi, ma facendosi tuttavia carico di alcune trovate divertenti. Frankel, ormai specializzato nell’adattamento di storie cartacee, sceglie di descriverci tutta l’esistenza del cane protagonista, giungendo a un finale che, se da una parte spezza il filo del buonismo, dall’altra conferisce maggiore spessore al ruolo del protagonista del titolo. D’effetto anche la sequenza temporale accelerata, incentrata sugli anni focali del menage familiare. In conclusione, Io & Marley, è una commedia garbata, che prova a suggerirci come la felicità si possa trovare, attraverso l’amore e l’impegno, anche in ciò che ci sembra scontato.