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Riunione di famiglia

23/04/2009 10:00

Marco Etnasi

Recensione Film,

Riunione di famiglia

In una piccola città danese Sebastian (Oliver Moller Knauer), giovane ed insicuro ragazzo afflitto da balbuzie, è in subbuglio, come del resto l’intera cittadin

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In una piccola città danese Sebastian (Oliver Moller Knauer), giovane ed insicuro ragazzo afflitto da balbuzie, è in subbuglio, come del resto l’intera cittadina, per la scadenza del 750° anniversario dalla nascita della città. Nel piccolo borgo medievale, proprio nel cuore della Danimarca, sale la febbre per i preparativi, si caricano e si scaricano merci, si addobbano palazzi, si attaccano festoni, si prega addirittura perché la cottura del vitello sia perfetta; tutto questo anche perché l’attesissimo ospite della festa sarà il famigerato cantante d’opera Karl Kristian (Thomas Bo Larsen), nato e cresciuto nella cittadina, al ritorno dopo molti anni per la commemorazione. Sebastian è uno dei cuochi incaricati di servire il banchetto per l’intera città, ma le sue attenzioni sono decisamente rivolte altrove: scegliere una compagna tra Claudia (Hlene Reingaard Neumann), promessa sposa, e Maria (Ronja Mannov Olesen), focosa amante. Se tutto questo non bastasse, a sconvolgere la vita del giovane cuoco arriva una notizia sorprendente che coinvolge niente meno che Karl Kristian.


Esattamente dieci anni dopo Festen, Thomas Vinterberg continua il suo viaggio antropologico con Riunione di Famiglia, una sorta di capitolo successivo alla pluripremiata pellicola del 1998. Il film riprende l’argomento della festa, uno dei momenti socialmente più rappresentativi dell’essenza umana, analizzando questa volta il lato comico, a dispetto delle struggenti note drammatiche che hanno fatto di Festen una pellicola da antologia. Uno spaccato di società, quello rappresentato dal regista danese, che mette in risalto la fragilità dell’essere umano e la completa incapacità di gestire le proprie emozioni, sfociando talvolta in reazioni al di sopra delle righe o in silenzi strazianti. Proprio il silenzio si rivela come il principale mezzo di comunicazione dei personaggi, lasciando a scene quasi mute il compito di urlare agli spettatori lo svolgimento del plot. Tutta la commedia è basata su paradossi ed equivoci – uno dei pezzi forti della trama – che trovano il loro centro nevralgico nella cucina di Shanti Roney, eccentrico motivatore che carica i propri aiutanti attraverso canti tribali, e che scoppia in lacrime in segno di vittoria appena il cantante d’opera mette in bocca il primo pezzo di vitello.


Splendida la fotografia di Anthoni Dod Mantle, fresco vincitore dell’Oscar con The Millionaire, che rende talmente vividi i paesaggi da poter permettere a Vinterberg di intramezzare il racconto con splendide panoramiche. Insomma grazie a ritmi elevati ed alle splendide interpretazioni del veterano Thomas Bo Larsen e del debuttante Knauer, il regista danese riesce nel difficile intento di far sposare appieno tratti di brillante comicità a momenti di sconforto al limite del nichilismo.


Buona la seconda.


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