Michele (Adriano Giannini) e Lorenzo (Emanuele Bosi) sono due fratelli che vivono soli in una grande villa alle porte di Roma. Michele, il fratello maggiore, è un ragazzo solitario che passa le sue giornate nell’esclusiva compagnia di un piccolo allevamento di cani. Lorenzo è un ragazzo sveglio ed acuto con la passione per la musica e a cui nessuno, al contrario del fratello, ha portato via i propri sogni. In una tranquilla mattina d’inverno un uomo bussa alla porta dicendo che la loro casa è stata regolarmente acquistata dal Signor Franco Vitale (Paolo Sassanelli) e che la vendita è stata effettuata dal proprietario dell’immobile: Dario Raggi (Emilio Bonucci), il padre dei due, scappato dodici anni prima abbandonandoli al proprio destino. Dalle poche tracce messe insieme, i fratelli Raggi scoprono che il padre si trova a Marrakech e decidono di partire alla volta del Marocco per riappropriarsi della casa. La casa sulle nuvole è l’opera prima di Claudio Giovannesi, giovane ed emergente regista romano. Il film nasce da una documentazione aprioristica portata avanti e raccolta, in più di quattro anni, dal regista negli Appunti per un film in Marocco ed è un’attenta e scrupolosa analisi sugli Italiani emigrati in nord Africa. Giovannesi riesce ad estrapolare tre principali tipologie di italiani residenti all’estero: l’imprenditore, il gallerista ed il figlio degli anni ’60. Proprio da questo prototipo di padre rivoluzionario scappato dalla propria patria abbandonando tutto e tutti nasce l’idea per la sceneggiatura, che vede confluire tutte e tre le classificazioni in un unico personaggio, Dario Raggi. La casa sulle nuvole è una commedia on the road fluida e ben articolata, con ritmi sostenuti ed immagini - favolosa la fotografia di Tommaso Borgstrom - che riescono ad arrivare laddove la recitazione non può giungere, togliendo il fiato ogni qualvolta si prospettano inquadrature panoramiche sulle splendide vedute africane. La colonna sonora, realizzata dalla collaborazione dello stesso regista con Enrico Melozzi, riveste un ruolo fondamentale nel film. La musica, infatti, in tutte le sue forme, accompagna nei suoi mutevoli generi tutte le disavventure dei fratelli Raggi, partendo dal jazz orchestrale, intramezzando il viaggio con un rock melodico e spensierato, fino ad arrivare ad un solitario ed illuminante blues. Pur essendo il suo primo lavoro, Giovannesi porta a termine un lungometraggio piacevole e ben costruito, dimostrando di avere grande attenzione per i dettagli e soprattutto una maturità cinematografica tale da lasciar scorgere, al di là delle deserte dune africane, un futuro raggiante.