Quando si pensa alla coppia di detective più riuscita a cavallo tra gli anni '80 e '90, due sono i nomi che anticipano tutti gli altri: Mel Gibson e Danny Glover. La serie Arma letale - diretta da Richard Donner - ha rimodellato un genere introducendovi delle ottime intuizioni: due poliziotti agli antipodi, autoironia e indagini improbabili ad alto rischio. Doppia Indagine segue la stessa pista ma si perde durante la corsa, mancando tracce importanti atte a delinearne lo spirito. Il film diretto da Erik Canuel non vuole risultare credibile – e lo sottolinea per mezzo di sequenze a dir poco grottesche – e riduce all'osso l'obbiettivo principale: intrattenere senza troppe complicazioni mentali. La storia vede coinvolti il detective della polizia dell'Ontario Martin Ward (Colm Feore) e lo spericolato agente speciale della polizia del Quèbec David Bouchard (Patrick Huard) in un caso delicato: il corpo senza vita di una vittima innocente viene trovato penzolante sopra un cartello di confine tra due province. Il caso viene così seguito da due giurisdizioni e affidato a due poliziotti diameralmente opposti, per carattere e modus operandi. Questo muro di incomunicabilità diventerà a lungo andare la loro forza, e grazie alla loro unione scoveranno il serial killer che minaccia di uccidere membri e giocatori dell'Hockey professionistico. Questo iniziale scontro/confronto tra i due dà vita a divertenti sketch comici - basati sulle differenti lingue parlate - inframmezzati da coinvolgenti sequenze d'azione. La regia di Canuel è scolastica, schizzofrenica ma pur sempre funzionale e quasi sempre attraente. A mancare però è una sceneggiatura frizzante: spesso prevedibile e di comodo, che trascina forzatamente gli eventi anziché creare concettualmente i legami con coerenza. Inoltre se la coppia di protagonisti convince, il serial killer è il personaggio meno interessante di tutti - impossibile non evidenziarne le similitudini con l'Hannibal scottiano e il Jason dei Venerdì 13 meno riusciti. Prevedibile successo in Canada, Doppia Indagine si mantiene conforme a un tipo di cinema caotico, claudicante e di poche pretese. Intrattenimento spicciolo, deficitiario di un'ironia esportabile – per un discorso fonetico/morfologico – tant'è vero che, nonostante un buon lavoro di adattamento, i dialoghi non rendono le intenzioni. La lingua madre migliora leggermente la situazione ma non a tal punto da far scomparire gli evidenti difetti di sceneggiatura.