Le dimensioni contano? Per Morgan Spurlock evidentemente si: l'obesità dilagante negli Stati Uniti sta trasformando il problema in un emergenza nazionale, poiché un americano su quattro mangia in un fast food e i bambini sono sempre più a rischio. L'obesità rappresenta la seconda causa di mortalità, dopo il fumo, in Ameria; oltre 400,000 persone all'anno muoiono per malattie ad essa collegate ed il fenomeno non coinvolge soltanto il popolo a stelle e strisce. Le statistiche fanno paura e Super Size Me, seppur con tono ironico e stupìto, lascia poco spazio alle interpretazioni: con dati alla mano e utilizzando interviste dirette ad avvalorare la propria tesi, sottolinea quanto l'egemonia delle multinazionali comprometta il corretto sviluppo dei centri per la scienza alimentare nell'interesse pubblico, ormai schiavo del business - prevaricando qualsivoglia legge civica e morale. L'idea del documentario nasce da un fatto di cronaca: nel 2002 alcuni americani sovrappeso hanno avuto la brillante idea di citare in giudizio i fast food, rei di essere responsabili della loro obesità. Molti i casi curiosi, tra cui la storia delle due ragazzine newyorkesi finite in tribunale, una di 14 anni (1,47 cm di altezza per 77 kg di peso) e una di 19 (121 kg per 1,70 cm di altezza). Tuttavia i legali di McDonald's considerarono futili le accuse e in mancanza di prove il caso venne archiviato. Il giudice però stabilì che, nel caso in cui avessero dimostrato un legame tra il loro aumento di peso e il cibo venduto da McDonald's, si sarebbe potuto procedere con la causa. Da qui parte l'esperimento di Morgan Spurlock: mangiare solo ed esclusivamente da McDonald's tre volte al giorno per un mese intero. Se davvero il cibo veloce non fosse tanto dannoso, il suo fisico non ne avrebbe risentito; in caso contrario, avrebbe dimostrato la veridicità delle affermazioni dell'accusa. Regista, sceneggiatore, produttore, cavia umana: Morgan Spurlock ha chiesto a tre medici differenti (un cardiologo, un gastroenterologo, un generico + un nutrizionista) di tenere traccia del suo eventuale peggioramento fisico. Muovendosi tra la dieta obbligatoria a base di “Big Mac” e parallelamente spostandosi sul territorio per delle ricerche sul campo, nonostante eviti un atteggiamento di disprezzo nei confronti dei “controllori sociali“ - confermando una posizione di assoluta neutralità - l'autore riesce a presentare con incisività e houmour il problema, senza far uso di facile retorica. Suo è il merito di smuovere le coscienze e far riflettere sul cambiamento sociale sviluppato a fronte della globalizzazione, ponendo l'accento sul controllo delle multinazionali sui cittadini e sugli organi di Governo. Si rimane increduli di fronte al potere pubblicitario per mezzo del quale gli investitori imbottiscono di finti messaggi bambini e adolescenti. Se trent'anni fa non esistevano parchi giochi all'interno dei fast food, oggi i genitori portano i figli da McDonald's per unire l'utile al dilettevole. Ma il futuro dei nati dal duemila in poi è già compromesso: su un esiguo numero di foto scelte dal regista, 4 bambini su 4 hanno riconosciuto il volto di Ronald McDonald's mentre 3 di loro non sapevano chi fosse Gesù; addirittura alla domanda: «Lo riconosci?» con ingenua insicurezza una delle piccole intervistate ha risposto: «George Bush?». I'm Lovin it!