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Libera Uscita

16/06/2011 11:00

Valerio Ferri

Recensione Film,

Libera Uscita

Che cosa fareste se vostra moglie vi regalasse un’intera settimana di libertà dai doveri coniugali? È la bizzarra situazione in cui Rick (Owen Wilson) e il suo

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Che cosa fareste se vostra moglie vi regalasse un’intera settimana di libertà dai doveri coniugali? È la bizzarra situazione in cui Rick (Owen Wilson) e il suo amico Fred (Jason Sudeikis) devono più o meno piacevolmente cimentarsi. Stanche delle continue effusioni sessuali e degli ammiccamenti verso donne più giovani da parte dei due, le rispettive consorti decidono, su consiglio di un’amica, di concedere sette giorni di libera uscita ai nostalgici mariti un po’ attempati, per migliorare le proprie relazioni in crisi. Appena gli ormoni dei due compari hanno finalmente il via libera per scatenarsi, piccoli e grandi imprevisti rendono piuttosto divertente l’esperimento.


Dal soggetto e i primi minuti del film s’intuisce subito il tocco inconfondibile dei fratelli Farrelly. La commedia sentimentale ibrida sperimentata dai due autori è sinonimo di successo da ormai più di quindici anni, quando Scemo & + Scemo e Tutti pazzi per Mary divennero un fenomeno commerciale sulla bocca di molti, se non di tutti. La strana alchimia vincente resiste senza cambiare di una virgola e costituisce ormai tipologia a sé, lontana da due generi che nella cultura a stelle e strisce se presi singolarmente hanno spesso condiviso l’esagerazione come matrice, vuoi per la demenzialità da una parte o la superficialità dall’altra. Tòpoi come la nostalgia del passato, le relazioni di coppia e l’amicizia rappresentano dei sempreverdi nel cinema moderno, ma l’(ab)uso che da sempre ne fanno i due registi non ha mai deluso nel regalare un intrattenimento che verrebbe quasi da definire oltraggiosamente sofisticato per la casistica del genere, viste le aspettative di rito. Pur sempre di una certa leggerezza nei toni si tratta, e spegnere talvolta ogni velleità analitica non significa rinunciare a una piacevole interazione rilassante con la pellicola.


Se poi si rinuncia alla risata a tutti i costi e gli sketch su carta sono centellinati con misura, la presenza di attori equilibrati privi di manie protagonistiche potrebbe garantire di per sé un risultato sufficiente. Da qui la sagacia di scritturare un cast abbastanza corposo, per dare più verisimiglianza alla storia e dinamicità allo scorrere di scene lunghe ma non frettolose. Premesse e dettagli sono stati rispettati nella costruzione, ma come da tradizione si accelera ancora una volta troppo nella progressione verso il finale caotico e rumoroso, che è spesso tentato dallo sfiorare l’assurdo e il tragicomico. Allo spettatore viene un po’ forzata la mano, ma nonostante si scada quasi in una bassa prevedibilità, la non antipatia dei protagonisti e il loro non tentativo di strappare risate a crepapelle tengono in piedi la baracca. Da segnalare il dosaggio davvero bilanciato di immagini triviali e dialoghi politicamente scorretti, che invece di provocare sdegno o volgarità si incastrano magnificamente nei vari spezzoni e non dovrebbero fallire nel suscitare ilarità anche tra gli spettatori più “composti”. Manca comunque un po’ più di uno per far trentuno.


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