Bravi, bravi, bravi! Il primo lungometraggio del regista romano Cosimo Alemà, noto ai più per aver diretto oltre 200 videoclip musicali degli artisti italiani più in vista, si propone come un piacevolissimo diversivo al consueto tran-tran del Cinema di casa nostra. Raro quanto un quadrifoglio in un campo di papaveri e margherite, At the end of the day è un onestissimo e adrenalinico thrillerone di chiara matrice americana di fine anni ’70-inizio anni ’80. Lo stesso Alemà, in sede di conferenza stampa ha ammesso di essere affascinato da pellicole come I guerrieri della palude silenziosa di Walter Hill e soprattutto Un tranquillo weekend di paura, girato da John Boorman e interpretato da quel Jon Voight richiamato nel film di Alemà anche dalla decisa somiglianza fisica con l’ottimo Michael Lutz. La trama è quella tipica dello slasher-movie: un gruppo di amici decide di utilizzare un vecchio centro di addestramento militare ormai abbandonato, in aperta campagna, per una partita di soft-air. Per chi non lo sapesse il soft-air è una simulazione strategico-militare molto realistica con due o più gruppi, vestiti e armati come soldati che si scontrano come se fosse una vera e propria guerra, ma con armi, ovviamente, caricate con innocui pallini. Per loro sfortuna il campo è anche la base di un terzetto di sadici aguzzini, esperti in tattiche di guerriglia, decisi a sterminare a uno a uno senza pietà gli estranei, la cui unica possibilità di salvezza, data l’impossibilità di chiamare i soccorsi, è “vincere la guerra”. Alemà non fornisce indicazioni spazio-temporali, ambientando il film volutamente in un non-luogo (potrebbe accadere ovunque) aumentando così nei protagonisti, e di conseguenza nello spettatore, il senso di minaccia costante e di abbandono, acuito dalla straniante colonna sonora. Il film, pensato in primis per il mercato internazionale, è tutto girato in inglese con un convincente cast di giovani attori madrelingua. Su tutti spicca l’incisiva prova di Lutz Michael, faccia da folle (e nono solo la faccia, a quanto raccontato in conferenza stampa) stile Jon Voight (come detto sopra), occhi spiritati e ghigno malvagio, nel ruolo dello “zio”, lo spietato capo del terzetto di assassini. È possibile intravedere una morale antimilitarista, ma At the end of the day regala soprattutto un’ora e mezza di puro intrattenimento per gli amanti del genere, tra brutali esecuzioni e spietate cacce all’uomo, a dimostrazione che lavori simili possono tranquillamente vedere la luce anche in Italia. Interamente girato in digitale con la Red Camera.