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Transformers 2 - La vendetta del Caduto

07/08/2011 11:00

Valerio Ferri

Recensione Film, Film Fantascienza, transformers,

Transformers 2 - La vendetta del Caduto

Squadra vincente non si cambia: ecco allora il sequel dei robot mutanti di casa Hasbro

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Dopo aver contribuito in modo decisivo alla salvezza della terra sventando la minaccia aliena, Sam (Shia LaBouef) cerca di immergersi nuovamente nella sua vita da adolescente con l’inizio del college. Un frammento del Cubo sottratto ai malvagi Decepticon sembra dare però strani segni di vita, complicando un po’ le cose al ragazzo. Nel frattempo, nuovi disordini scoppiano in alcune parti del mondo con la distruzione dei rimanenti Decepticon per mano dell’alleanza tra un’unità speciale dell’Esercito e gli Autobot. La guerra pare non essere mai cessata; il ritorno di vecchi e nuovi nemici lo conferma.


A un paio d’anni dal successo planetario del primo capitolo, sarebbe stato un grosso autogoal non riproporre sul grande schermo un sequel dei robot mutanti di casa Hasbro. Squadra vincente non si cambia; ecco allora comparire nuovamente le figure che hanno fatto le fortune del capostipite, da Megan Fox a Optimus Prime passando per l’Esercito e l’Intelligence. Rinnovate solo le fila nemiche, con un innesto di grande spessore. Restano tali anche scenografie, ritmi e la struttura della sinossi, dando fiducia al taglio caotico scelto dal regista Michael Bay; mentre non si rinuncia alle due ore e passa di spettacolo, che avevano fatto storcere il naso a molti nel primo episodio, risultando oltremodo ridondanti.


Ingolositi dagli incassi sontuosi del 2007, i produttori hanno operato una strategia conservativa che ricalcasse il più possibile l’alchimia vincente di Transformers. Se da un lato permangono dunque tutti i limiti di un intreccio fiacco e un’adrenalina sonnolenta, va posto l’accento sul discreto aumento di godibilità ripartito tra botte da orbi più lineari e un’ordinarietà meno melensa. D’altra parte, era inevitabile ricorrere a svariate forzature per riprendere il filo interrotto con la chiusura netta imposta dalla precedente pellicola. Se può essere perdonata qualche sbavatura in tal senso, è incomprensibile la scelta imperterrita di fornire spunti infruttuosi su dettagli narrativi buttati all’ammasso, che invece di alimentare i curiosi finiscono per confondere; per giunta durante i 140 pleonastici minuti più che sufficienti allo scopo. Interessante si dimostra invece lo spostamento prolungato delle riprese verso spazi più ampi ed esotici, in linea con un’impronta più epica della trama. Senza il finale compromesso dal misticismo e la mancanza d’innovatività, sarebbe senz’altro migliore del primo.


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