Da quando i libri di Stephenie Meyer sono stati trasposti sul grande schermo, i giovani di oggi (e molti di ieri) hanno iniziato ad amare e a rivalutare la figura del vampiro, da sempre considerato un mostro assetato di sangue. Non più simile ad un pipistrello, non più ornato da un “accogliente” mantello nero, il Nosferatu del XXI secolo è un sexy teenager vegetariano, alla moda, e con la pelle che brilla al sole. Se quindi Dracula perde la sua aura esotica e misteriosa, anche tutti i suoi figli (più o meno legittimi) scendono dall’olimpo dei mostri per diventare parte (integrante) della società in cui vivono. Anche non tutto è come sembra: i vampiri moderni sono creature furbe che hanno acquisito esperienza in secoli e secoli di vita. Assumono quindi le sembianze degli umani, vestono e vivono come loro, ma di notte liberano la loro natura ferina. Nel lontano 1985, l’esordiente Tom Holland – successivamente regista del fortunato La bambola assassina – dirige Ammazzavampiri, una pellicola a metà tra horror e commedia, che giocava sui cliché del cinema di genere e, contemporaneamente, trovava il modo per renderli paradossali. Il successo del film aveva generato un meno fortunato sequel e ora, a 26 anni di distanza, ha fruttato un moderno remake. Craig Gillespie, autore di Lars e una ragazza tutta sua, ne realizza infatti una versione dark (ma non macabra) rivolta sia al pubblico dei più giovani, che a quello degli amanti della pellicola originale. Fright Night – Il vampiro della porta accanto racconta la storia di Charlie, un timido liceale, che incolpa Jerry, il suo nuovo vicino di casa, per la misteriosa scomparsa dei suoi amici. Dopo essere riuscito a conquistare una ragazza bellissima ed essere entrato a far parte del gruppo dei fighetti della scuola, il ragazzo si accorge che Jerry è un vampiro, ma nessuno gli crede. Quando anche il suo migliore amico Ed viene ucciso, Charlie decide di rivolgersi a Peter Vincent, il famoso ammazzavampiri che conduce una trasmissione televisiva in cui spiega come uccidere i non morti. Ma il Peter uomo è un codardo, un illusionista, un bugiardo che si vende al pubblico come un teatrante poco professionale. E mentre Charlie cerca il modo per uccidere Jerry e i suoi proseliti, gli abitanti della città continuano a sparire. Sebbene la rivisitazione moderna di Gillespie abbia poco a che vedere con la pellicola originale di Holland, è un prodotto riuscito e ben confezionato. Adeguandosi ai tempi, il vampiro Jerry, nell’originale molto simile al Dracula di Lugosi e di Lee, abbandona le buone maniere e si trasforma in un palestrato latin lover, magistralmente interpretato da un Colin Farrell al massimo della forma. E Charlie, il protagonista, non poteva che essere un nerd timido e impacciato che crede nella famiglia e nell’amore. Chi meglio, dunque, del giovane Anton Yelchin, conosciuto universalmente grazie ai ruoli coperti in Star Trek e Terminator Salvation, poteva essere scelto per la parte? Il nuovo Fright Night, dunque, presenta un cast di tutto rispetto e utilizza musiche, scenografie ed effetti tridimensionali all’ultimo grido. La versione stereoscopica della pellicola, infatti, catapulta direttamente lo spettatore nella finzione filmica rendendolo parte integrante di un universo allucinante e allucinato. Molto simile al Disturbia di D. J. Caruso, Fright Night è tutto giocato sulla visione voyeuristica dei personaggi (e quindi dello spettatore) e si stanzia sul confine tra incubo e realtà, tra follia e immaginazione, tra magia e occultismo. Una pellicola piena di suspense e di colpi di scena che rinsalda (qualora ce ne fosse bisogno) le teorie hitchockiane di Psycho e La finestra sul cortile.