L’universo è diviso in 3600 settori protetti da altrettante Lanterne Verdi, i Corpi di polizia responsabili della sicurezza intergalattica. Ogni eletto viene scelto dall’anello in mano al suo predecessore, in grado di trasformare ogni pensiero di chi lo possiede in realtà. In seguito alla comparsa di un vecchio nemico, i Guardiani del pianeta supremo Oa vacillano di fronte all’eventualità che per la prima volta dalla comparsa del cosmo l’ordine sia spazzato via. L’unica Lanterna capace di imprigionare lo spaventoso avversario cade dopo uno scontro; ma il successore che dovrebbe ereditarne i grandi poteri è un terrestre e non sembra affatto all’altezza della scelta.
L’intensa opera di rivalorizzazione delle vecchie glorie ha visto Marvel e DC impegnatissime in questo semestre, chiudendo qui la stagione estiva di trasposizioni scattata con Thor. I risultati in termini di botteghino sono stati piuttosto notevoli per tutti i titoli, così come il budget stanziato dalle grandi case. Nel nutrito gruppo di sceneggiatori che ha contribuito alla nascita cinematografica di Lanterna Verde spiccano tanti nomi provenienti dal mondo delle serie TV; in particolar modo quel Greg Berlanti autore del celeberrimo Dawson’s Creek, così come dei più cupi Everwood e Brothers and Sisters. Grazie al tipico taglio stemperato e contenuto dello scrittore americano, s’intravede nell’ultimo derivato DC un certo equilibrio sostanziale lontano dal ricalcare le superbe estremizzazioni degli altri comics franchise. Si rimane con i piedi per terra insomma, dagli effetti speciali ai dialoghi, mentre il soggetto viene in parte liberamente rivisitato senza però troppe rivoluzioni. Il fumetto americano ha visto alternarsi nel tempo supereroi dotati di grande tenacia, forza fisica e bontà d’animo, destinati a salvare i propri (quasi) simili da forze negative; rendendo inevitabile uno scenario ricco di scontri e prove di coraggio. Salvo rare eccezioni – come Il Cavaliere Oscuro – è stato fisiologico evitare una ricerca di complessità che avrebbe intaccato lo spirito cristallino delle varie saghe. Incomprensibile invece il tentativo di infilare velleitari messaggi retorici in trame che di tutto hanno bisogno, fuorché di ulteriori amplificazioni, scemando nel ridicolo.
A smentire la recente tradizione dello sbandierato stile kitsch a stelle e strisce nelle vignette trasposte in pellicola, c’è la piacevole sorpresa incarnata dall’ultimo ritrovato di casa DC. Non ci si aspetta certo che lo spirito di un fumetto basato su un supereroe sia aderente alla realtà più facilmente percettibile, ma non può essere tradita la pretesa dello spettatore a non essere preso in giro con dei contenuti che della realtà si fanno beffa e scadono nel becero surrealismo più sterile. Nelle “notti più oscure” dei riadattamenti, Lanterna Verde è la dimostrazione di come si può ottenere una resa fantasy e fantascientifica apprezzabile senza la necessità di assistere ad un circo o a sterili proiezioni del bene e del male. Agli autori va anche il merito di aver scelto due stratagemmi narrativi come la Volontà e la Paura che riescono a regalare qualche spunto di riflessione, evitando accuratamente di partire per la tangente con troppe speculazioni antropologiche; altrimenti davvero eccessive in un contesto così spensierato e poco significativo.