Quando un film diventa un cult, si sa, è impossibile resistere alla tentazione di realizzarne una saga. Forte dei consensi delle due pellicole tratte dal romanzo Il pianeta delle scimmie, infatti, la 20th Century Fox sfruttò l’onda del successo per produrne subito un terzo capitolo. Dopo Pierre Boulle e Ted Post, adesso Don Taylor, attore di successo lanciato negli anni ’40 da Cukor con Winged Victory, ad appena un anno di distanza dal secondo episodio, si siede in cabina di regia. Fuga dal pianeta delle scimmie racconta la storia di Zira, Cornelius e il dottor Milo che, avendo riparato l’astronave di Taylor, riescono a fuggire dal loro pianeta prima dell’esplosione atomica. Attivando le coordinate preimpostate dalla navicella, gli scimmionauti viaggiano a ritroso nel tempo e si ritrovano sulla Terra degli anni ’80. Rinchiusi nelle gabbie di un laboratorio, gli scimpanzé vengono sottoposti a delle analisi e a delle cure psichiatriche. Stanca del trattamento e amareggiata dalla pessima reputazione che il mondo umano ha di quell'animale, Zira inizia a parlare con i dottori. Mentre Milo viene brutalmente ucciso da un gorilla, Zira e Cornelius diventano un caso nazionale e finiscono in televisione, decidendo, però, di non svelare la verità sul destino del mondo terrestre. Finché, sotto l’effetto dell’alcool, rivelano il futuro ad Otto Hasslein, il consulente scientifico della Casa Bianca che, convinto che le due scimmie e il loro futuro cucciolo saranno la causa della fine del mondo, fa ordinare la loro uccisione. Aiutati a fuggire, Zira e Cornelius cercheranno una via di fuga e un modo per salvare se stessi e il loro cucciolo. Il terzo capitolo della “saga delle scimmie” si rivela, a grandi linee, come una copia specchiata del primo. Una coppia di protagonisti si ritrova in un mondo alieno, in una società animale, in mezzo a membri di una specie diversa. Oltraggiati, offesi, respinti, vengono rinchiusi in gabbia e trattati come cavie da laboratorio. Mentre Taylor e Nova, però, non riescono mai ad essere accettati dalla società dominante, Zira e Cornelius, apparentemente, entrano a far parte della civiltà umana che li accoglie e li tratta come suoi pari. Ma è solo apparenza: la brama di sapere degli uomini di scienza, infatti, è più forte di qualsiasi sentimento (umano) e, quindi, dà inizio alla caccia al diverso. Taylor, consapevole dell’importanza dell’empatia tra spettatore e protagonista, costruisce l’universo filmico intorno al binomio uomo-bestia: dove finisce l’uno e inizia l’altro? Continui interrogativi che gli uomini (pochi) si pongono prima di agire. Nel finale drammatico, Zira e Cornelius in un atto di estremo sacrificio, sebbene animali, si cercano prima dell’ultimo saluto, stretti in un abbraccio disperato come Romeo e Giulietta. Se questa è la realtà, chi è il vero mostro?