Dopo la buona prova registica offerta da Good Night, and Good Luck, George Clooney torna dietro la macchina da presa per raccontare, attraverso storie e personaggi fittizi, la situazione politica degli Stati Uniti d'America. Tratto dalla pièce teatrale di Beau Willimon Farragut North, e scelto come film d'apertura della 68° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, Le idi di Marzo è un film che, se da una parte richiama il grande dittatore romano Giulio Cesare, dall'altro si avvicina al tono quasi epico delle tragedie shakespeariane. Con un cast di prima categoria - oltre allo stesso Clooney, troviamo anche Ryan Gosling, nominato ai Golden Globe nel 2010 per Blue Valentine - The Ides of March usa il proprio tema portante - ovvero la politica - per parlare di rapporti umani e della necessità - tanto ostentata in psicologia - di "uccidere il proprio padre" per costituirsi come essere umano pensante. Stephen Meyer (Ryan Gosling) è un addetto stampa alle elezioni primarie presidenziali del partito democratico degli Stati Uniti. Sotto la supervisione di Paul Zara (Philip Seymour Hoffman), Stephen si occupa della campagna del governatore Mike Norris (George Clooney) che, ai suoi occhi, appare come l'uomo capace di salvare l'America. Tuttavia, l'intervento dell'addetto stampa avversario (Paul Giamatti) e una defaillance amorosa con Molly (Evan Rachel Wood), obbligheranno Stephen a fare i conti con la realtà, ponendolo di fronte ad una scelta difficile tra l'uomo che vorrebbe essere e quello che è costretto a diventare. Con un titolo imponente, che richiama la storica cospirazione di Bruto contro Giulio Cesare, Le idi di Marzo pone immediatamente al centro della narrazione il legame tra il politico e l'uomo che si occupa di ciò che deve dire e il modo in cui deve dirlo. Tra i due uomini si instaura una sorta di rapporto a specchio; entrambi affascinanti e pieni di determinazione, sembrano uno il riflesso dell'altro. Mike Morris appare il modello da emulare e da proteggere contro le brutture del mondo. Per Stephen, il governatore per cui lavora è una sorta di messia della politica, sincero e onesto, capace di riportare l'America ad essere la prima potenza mondiale. Tuttavia, l'ingenuità dell'addetto della comunicazione, ben presto si scontrerà con una realtà sotterranea, fatta di intrighi e machiavelliche macchinazioni che impongono a Stephen di scegliere tra l'illusione e la più brutale verità. Ed è proprio in questa oscillazione che si cela il punto forte del film di Clooney; pur vestendosi da thriller politico, la pellicola sembra piuttosto un romanzo di formazione, ma al contrario. Il protagonista, infatti, segue una parabola inversa rispetto a quella dei classici bildungsroman; perché quella di Stephen Meyer è in realtà una discesa negli inferi, una gita nei meandri oscuri non solo della politica, ma della stessa natura umana. E soprattutto The Ides of March - come appunto suggerisce il titolo - è la storia di un tradimento dalle dimensioni mastodontiche. Da una parte, il ragazzino pieno di illusioni che cade davanti ai dispetti della realtà, dall'altra l'uomo politico investito delle stesse responsabilità di un profeta che si vede costretto a piegarsi di fronte ai ricatti di personaggi più deboli, di cui quasi non aveva tenuto conto. E intorno tutta una serie di personaggi secondari che, a loro volta, devono vedersela con altri tradimenti e altri stratagemmi amorali per emergere, per vincere. Ma è senza dubbio al cast che si deve l'alta qualità di una pellicola capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo, grazie ad una sceneggiatura ben scritta, colma di tensione e di suspance. Clooney appare più che credibile nelle vesti di un governatore osannato da tutti come il salvatore d'America, ma sottomesso ai giochi di corruzione del mondo politico. Amabile e rassicurante, il volto di Clooney si trasforma man mano che la pellicola avanza, mostrando l'altra faccia - quella oscura - del suo personaggio, arrivando quasi ad assomigliare all' Humphrey Bogart della migliore tradizione noir. Al suo fianco Ryan Gosling conferma di essere uno dei migliori attori della sua generazione, capace di passare dal dramma di Blue Valentine alla commedia sentimentale di Crazy Stupid Love, passando per melo come Le pagine della nostra vita fino allo splendito Drive. Come succedeva già per il film di Refn premiato al festival di Cannes, anche qui l'attore utilizza il corpo e lo sguardo per esprimere emozioni e stati d'animo che non hanno bisogno di parole. Fra di loro, una meravigliosa Evan Rachel Wood, vittima e insieme artefice del destino dei due uomini. Intorno una serie di comprimari da Oscar, da Giamatti a Seymour Hoffman, senza dimenticare la bravissima Marisa Tomei. Tutti personaggi ben tratteggiati fra le maglie di una storia avvincente che, unito a quanto già detto in precedenza, rende Le Idi di marzo un film assolutamente imperdibile.