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Chevolution

08/10/2011 10:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Chevolution

La trasfigurazione di un simbolo, la riproduzione su scala mondiale di un’icona; il mezzo che diventa messaggio, come diceva Marshall McLuhan, ma messaggio di c

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La trasfigurazione di un simbolo, la riproduzione su scala mondiale di un’icona; il mezzo che diventa messaggio, come diceva Marshall McLuhan, ma messaggio di cosa? Luis Lopez e Trisha Ziff accompagnano lo spettatore in un affascinante viaggio nella vita e nella leggenda di Ernesto “Che” Guevara, guidati esclusivamente dalla storia del famosa fotografia in primo piano del Comandante nota in tutto il mondo e oggi riprodotta su milioni di prodotti a ogni latitudine.


Con l’ausilio di filmati d’epoca e con interviste a chi l’ha conosciuto viene ripercorsa la vita del “Che”, il suo viaggio giovanile per il Sud America, l’arrivo in Messico, l’incontro con Fidel Castro e l’avventura rivoluzionaria a Cuba. La guida di un paese in disperata lotta per uscire dalla dittatura di Batista e per ritrovare una dignità affogata nella povertà e nella miseria più nera, diventa velocemente un’icona in tutto il mondo, un simbolo generazionale che animerà le contestazioni del ’68 e che ancora oggi è una bandiera di chi è contro un certo tipo di sistema. Ripercorrere la storia di quella famosa foto è avvincente quasi quanto la vita del “Che”: scattata dal fotografo Alberto Korda, inviato come tanti colleghi al seguito dei rivoluzionari, durante un discorso tenuto da Castro dopo un attentato, lo scatto raggiunge rapidamente l’Europa e il mondo intero, facilitato dalla mancanza assoluta di copyright nella Cuba dell’epoca.


Una grossa parte nella vicenda ce l’ha anche l’Italia, nella persona dell’editore Giangiacomo Feltrinelli che per primo riprodusse la fotografia per stampe e poster: l’immagine diviene simbolo di protesta e ribellione, un’icona rivoluzionaria cara al popolo come poche altre. Con il passare degli anni però è stato stravolto completamente sia il significato della foto sia l’idea politica insita nella figura del Che. La foto è diventato simbolo, brand e campeggia su magliette, birre, sigarette, accendini, qualsiasi cosa possa essere venduta ha stampata sopra la foto del rivoluzionario: il simbolo socialista è diventato merce, un mezzo per oliare la grande macchina capitalista. E se la sua figura di combattente rivoluzionario ora viene utilizzata in prima fila nelle marce pacifiste vuol dire che ormai quell’immagine ha completamente trasceso il suo reale significato diventando emblema riconoscibile per qualsiasi battaglia. Senza il suo permesso.


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