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The Warrior's Way

11/10/2011 10:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

The Warrior's Way

Yang (Dong-Kun Jang) è un letale e spietato guerriero...

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Yang (Dong-Kun Jang) è un letale e spietato guerriero. Quando però si rifiuta di uccidere un bambino in fasce, ultimo sopravvissuto del clan rivale, si ritrova costretto a fuggire per aver disonorato il nome della propria implacabile banda di assassini. Attraversa il mare e trova rifugio in una piccola cittadina del west, dove viene accolto con simpatia dagli abitanti. Conosce così il "piccolo" sindaco Eight-Ball (Tony Cox), il simpatico alcolizzato Ronald (Geoffrey Rush) e la bella Lynne (Kate Bosworth), con la quale instaura un rapporto platonico. Ma quando la cittadina viene minacciata dalle mire del Colonnello (Danny Huston), un crudele fuorilegge a capo di una numerosa banda, Yang dovrà riprendere la spada e tornare a combattere.


Il regista coreano Sngmoo Lee, insegnante per cinque anni alla New York Film School, esordisce dietro la macchina da presa nel peggiore dei modi. The Warrior's Way è un ibrido malamente riuscito tra western e wuxiapian, che non riesce mai a far sue le basi cardini dei suddetti generi; finisce semmai per scadere a più riprese nel ridicolo involontario, complice una narrazione esile e un'impronta visiva evanescente e forzatamente esagerata. Servendosi a piene mani delle nuove tecnologie digitali, Sngmoo Lee si avvale infatti di una fotografia artificiosa, laddove le ambientazioni finiscono per essere colorate e variopinte creazioni al computer, immergendo sin da subito i toni del film in un'operazione baracconata che stona con la vicenda e impedisce a un qualsiasi vagito di epica cinematografica di far capolino nella storia.


L'uso della tecnologia viene sfruttato a più riprese anche per le scene action, e se alcune sequenze appaiono riuscite, alla lunga l'abuso risulta stancante e incapace di creare qualsivoglia tensione durante i combattimenti più accesi. In tutto questo vuoto sfavillio di colori ed effetti speciali anche la trama perde completamente significato, e la caratterizzazione dei protagonisti, grazie anche a interpretazioni non propriamente esaltanti (Dong-Kun Jan è un pesce totalmente fuor d'acqua, in un cast dove neanche un vecchio leone come Geoffrey Rush riesce a elevarsi), è monodimensionale, con inserti esili come la fiacca love story tra i due protagonisti. Di differente consistenza il comparto musicale - in cui si respirano echi morriconiani - e la presenza di Ti Lung, attore che i fan di John Woo ricorderanno come co-protagonista di A better tomorrow. Il resto è il vuoto, l'ennesimo parto cinematografico nel quale l'apparenza divora totalmente la sostanza.


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