
Erano i lontani anni ’70 quando un gruppo di coreografi tedeschi, aspiranti artisti a tutto tondo, fondò il Tanztheater, una forma particolare di teatro danza che, differenziandosi dal balletto e dalla danza moderna, include elementi recitativi come la parola e la performance teatrale. Pina Bausch, membro onorario della comitiva, divenne una delle più famose coreografe di tutto il mondo da quando, nel 1973, diresse il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch che rese Wuppertal la sede e il cuore di tutta la sua futura attività artistica. Wim Wenders, suo amico da lungo tempo, si innamorò talmente tanto dell’arte e della personalità della donna, da decidere di realizzare una pellicola che ne raccontasse l’opera. Durante le riprese, però, l’artista morì e così Pina 3D, da documentario sul lavoro della donna, si trasformò nel racconto (segreto) di come Pina-donna divenne Pina Bausch-coreografa dai mille talenti. Invece di mostrare frammenti della vita personale dell’esteta tedesca, Wenders accosta immagini e riprese dei suoi lavori più famosi a quelle re-interpretate dai nuovi componenti della compagnia. Per contornare gli spettacoli, il regista aggiunge piccoli spezzoni di interviste ai membri della società che, attraverso volti addolorati, raccontano l’emozione di aver lavorato accanto ad un’artista di tale calibro. Proprio a loro, infatti, Pina aveva insegnato che l’arte aveva bisogno di uscire fuori dal teatro, dalle mura che delimitano uno spazio chiuso, per irrompere nella città , nei suoi spazi urbani e naturali, tra la gente comune. E così, Café Müller, Le Sacre du printemps, Vollmond e Kontakthof sono solo quattro delle performance scelte per rappresentare l’opera e il pensiero di una donna che faceva della corporalità fisica la forma più importante di comunicazione. Che Wim Wenders fosse uno dei registi più egocentrici, logorroici e stravaganti di tutti i tempi, era già palese dalle sue prime pellicole, da quel suo Il cielo sopra Berlino che tanto aveva fatto parlare di sé. Il gusto visivo (e visionario) del regista tedesco, in Pina 3D viene esasperato dagli effetti tridimensionali che amplificano la percezione spettatoriale. Sfruttando la possibilità di rendere il pubblico parte integrante dell’azione, Wenders aggiunge il 3D all’impianto scenico, alle scenografie, alle coreografie. La nuova pellicola del regista tedesco appassiona gli amanti della danza (di qualsiasi forma essa sia) li attrae fino alla commozione. L’altra faccia della medaglia svela il limite del lavoro: chi non ama queste forme particolari di spettacolo, come può interessarsi senza sentirsi (quanto meno) fuori luogo?