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I soliti idioti

08/11/2011 11:00

Marco Filipazzi

Recensione Film,

I soliti idioti

In Italia c'è sempre il momento in cui uno sketch o un personaggio comico, raggiunto un sufficiente status di popolarità, viene trasposto al cinema...

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In Italia c'è sempre il momento in cui uno sketch o un personaggio comico, raggiunto un sufficiente status di popolarità, viene trasposto al cinema. Pare quasi un rito obbligato. È successo ad Aldo, Giovanni e Giacomo, a Checco Zalone, persino alla Gialappa's Band; ed era solo questione di tempo prima che anche I soliti idioti si trasformasse in un lungometraggio. E così Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, con al seguito il loro stuolo di personaggi borderline, approdano al cinema. I due di gavetta televisiva ne hanno fatta da quando nel 2000 conducevano insieme a Gip (ora a Le Iene), Mtv Mad, ma la vera rivelazione è arrivata solo nove anni più tardi, quando il duo si è rimesso in discussione con la scommessa (ampiamente vinta) de I soliti idioti: tre stagioni, una sarabanda di personaggi e tormentoni diventati di culto che mostrano un irriverente e grottesco spaccato dell'Italia di oggi. E dalla popolarità al cinema, come già detto, il passo è breve.


Di tutto il parco di personaggi portati sul piccolo schermo, una coppia è entrata prepotentemente nella cultura popolare, ovvero father & son, al secolo Ruggero e Gianluca De Ceglie. Il padre (Mandelli) è un arricchito imprenditore dedito alle droghe e al sesso a pagamento, il figlio (Biggio) un nerd introverso e sensibile, perennemente maltrattato da tutti, non ultimo il genitore. E sono loro il pilastro portante della pellicola; gli altri personaggi (gli omosessuali Fabio & Fabio, i borghesi Marialuce e Gianpietro, il fattorino e l’impiegata postale) non sono altro che un contorno irrilevante ma divertente.


Potrà anche sembrare un abusato luogo comune, ma I soliti idioti (il film come la serie tv) non è un prodotto che può piacere a tutti, né tantomeno ne ha la pretesa. È confezionato apposta per i consumatori della cosiddetta "Mtv generation" e, come accaduto già oltreoceano con Jackass, risulta scomodo a tutti gli altri. È un collage di battute ereditate dallo show tv e di citazioni non proprio raffinate: irriverente, dissacrante, volgare e demenziale fino all'ostentazione - molti critici lo hanno messo alla gogna etichettandolo peggio del più infimo cinepanettone. Eppure come spesso accade con questo genere di film, è anche maledettamente spassoso. Non sarà un'arguta satira sociale (anche se non mancano le stoccate) o un intrattenimento colto e sottile, ma basta accantonare i propri preconcetti per godere dell'irrivererenza e maniacale follia rilasciata senza sosta dai due protagonisti. Dato che il cocktail è il medesimo usato in Tre uomini e una gamba, massacrato dalla critica all'uscita e ora considerato uno stracult, aspettiamo dieci anni e vediamo cosa succede alla reputazione de I soliti idioti.


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