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Anonymous

09/11/2011 12:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Anonymous

Come vi sentireste ad ammirare Jean-Claude Van Damme che danza nello Schiaccianoci di ÄŒajkovskij? E cosa pensereste guardando Megan Fox interpretare Santa Cater

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Come vi sentireste ad ammirare Jean-Claude Van Damme che danza nello Schiaccianoci di Čajkovskij? E cosa pensereste guardando Megan Fox interpretare Santa Caterina da Siena? Vi sentireste confusi e spaesati. La domanda è una sola: cosa c’entra Roland Emmerich con Shakespeare? Perché il regista di disaster movies come L’alba del giorno dopo, Independence Day e 2012, un uomo che ha consacrato la sua vita alle super produzioni imbottite di effetti speciali, ha girato un film sul Grande Bardo?


L’arte del Cigno dell’Avon interessa solo parzialmente Emmerich e rimane di importanza marginale all’interno della pellicola: quella che il regista di origine tedesca vuole portare sullo schermo è un’intricata fiction storica imperniata sulla teoria, condivisa da numerosi studiosi, che il William Shakespeare della tradizione non fosse l’autore di capolavori assoluti come Macbeth o Romeo e Giulietta, ma solo un prestanome dietro il quale si celava un colto nobiluomo, costretto a mantenere l’anonimato data la cattiva fama goduta dalla letteratura nel periodo immediatamente precedente all’era elisabettiana.


Secondo questa corrente di pensiero, il vero autore delle tragedie e delle commedie shakespeariane sarebbe stato il Conte di Oxford (Rhys Ifans da vecchio, Jamie Campbell Bower da giovane) e su questo assunto Emmerich costruisce la sua romanzata versione dei fatti. Guidato dallo stile della serie televisiva I Borgia (e dalla visione americane della storia europea), Emmerich costruisce una maxi-fiction costellata di intrighi, potere, passione, sangue, omicidi e incesto. L’intricata vicenda, unita alle spettacolari scenografie di Sebastian Krawinkel, ai meravigliosi costumi di Lisy Christl e all’ottima prestazione degli attori, in particolare di Vanessa Redgrave, splendida Elisabetta I, riesce comunque a coinvolgere lo spettatore. Curiosa - e poco apprezzata in Inghilterra - la caratterizzazione del vero William Shakespeare, descritto come un attoruncolo ignorante, ubriacone e frequentatore di prostitute. Il difficile mestiere di scrittore dell’epoca emerge come un covo di serpi pronte a tutto pur di affermarsi sulle altre. Coinvolgono le sequenze delle rappresentazioni teatrali delle opere di Shakespeare con la folla in delirio; vagamente surreale la scena finale del popolo sobillato dalle parole del Bardo che improvvisa una marcia sulla città alla V for Vendetta, così come l’incestuoso colpo di scena conclusivo.


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