Dopo aver diretto un film su una squadra di hockey sul ghiaccio (Miracle, 2004), un serial sul baseball (Clubhouse, 2004) e un film di denuncia sulla corruzione familiare nel mondo della polizia newyorkese (Pride and Glory- il prezzo dell’onore, 2008), Gavin O’Connor torna prepotentemente alla ribalta con la summa dei suoi precedenti lavori: l’ottimo Warrior, pellicola sulle Arti Marziali Miste, che fa da cornice all’intenso dramma di due fratelli alle prese con un passato da nascondere e un presente dilaniato, come i sensi di colpa che attanagliano tutti componenti della famiglia Conlon. Tommy Conlon (Tom Hardy) torna dopo quattordici anni a far visita al padre Paddy (Nick Nolte), ex alcolizzato e veterano della guerra in Vietnam, chiedendogli di allenarlo nella lotta, in particolar modo nella nuova disciplina MMA (Mixed Martial Arts). Lupo solitario, scontroso e rabbioso, totalmente imperscrutabile, Tommy nasconde un doloroso passato: la fuga dal padre, con la madre malata, e un arruolamento nel corpo dei Marines, dove compie il gesto eroico di salvare alcuni compagni, per poi disertare la missione che si conclude tragicamente in Iraq, con la perdita di un caro amico. È proprio alla vedova di questo che decide di donare, in caso di vittoria, la somma di cinque milioni di dollari, premio finale del famoso torneo “Sparta” a cui intende partecipare e nel quale si sfideranno i migliori sedici del pianeta. Il fratello di Tommy, Brendan (Joel Edgerton), è sposato con Tess (Jennifer Morrison), ha due bambine e insegna in una scuola media a Pittsburgh. È sull’orlo del baratro a causa dei debiti familiari e della crisi economica che affligge il paese, così, di tanto in tanto, mente alla moglie e sale su qualche sudicio ring nei parcheggi degli strip club per raccattare qualche soldo. Quando la scuola in cui insegna lo scopre e lo sospende dall’incarico, decide di rischiare il tutto per tutto: infilare nuovamente i guantoni e partecipare, anche lui, al torneo di “Sparta”. Impossibile non pensare a Rocky e a Million Dollar Baby, anche e soprattutto grazie alla splendida interpretazione del veterano Nick Nolte, padre/allenatore di Tommy, che riporta subito alla memoria Frankie Dunn, alias Clint Eastwood. Del resto, in questo dramma dalle tinte scurissime, gli ingredienti per catturare l’attenzione ci sono tutti: due fratelli divisi a causa di un padre alcolizzato, che trovano sul ring il luogo non per ripagare i conti o per sfogare una vita fatta di frustrazioni e delusioni, ma la cornice ideale per mettere la parola fine al rancore e a quel dolore strozzato che attanaglia i due ottimi Tom Hardy e Joel Edgerton, fino all’apoteosi della pietas finale. Due fratelli divisi anche nella lotta: Tom è un violento picchiatore che sferra pugni e calci precisi, tanto che i suoi primissimi incontri al torneo durano pochi minuti; Brendan è molto meno talentuoso e decisamente più fortunato, si allena sulle sinfonie di Beethoven e punta tutta la sua lotta sulla calma atavica di chi sa di non essere un campione, ma un buon lottatore che nella vita ha capito da che parte stare e che può specchiarsi col petto gonfio d'orgoglio. Warrior è un intenso dramma che ruota intorno al tema della famiglia divisa e sul classico american dream da raggiungere a tutti i costi, temi indubbiamente usurati, ma che nella pellicola di O’Connor trovano un loro originale fluire all’interno di una cornice narrativa solida e sobria, che mai cede a sentimentalismi o a retorici dialoghi, salendo a poco a poco di ritmo e di violenza fino al raggiungimento del climax drammatico nell’incontro finale. Uno scontro fratricida per il riscatto della propria vita.