1921 – Il mistero di Rookford è un thriller psicologico ben congegnato che riesce a tenere alta l’attenzione dall’inquietante scena iniziale sino all’ultima ambigua inquadratura lasciando allo spettatore il compito di ricostruire alcuni segmenti del film secondo la propria personale interpretazione. Il regista e sceneggiatore Nick Murphy dirige un cast di tutto rispetto che vede la presenza della bellissima Rebecca Hall (Vicky Cristina Barcelona, The Town), Dominic West (300, Johnny English - La rinascita) e la poliedrica Imelda Staunton (Shakespeare in Love, Harry Potter e l'Ordine della Fenice). Gli attori, in particolare la Hall, risultano tutti convincenti nei loro panni e infondono alla pellicola la necessaria severità . È il 1921. La guerra è finita da poco ed in Inghilterra molti superstiti cercano nello spiritismo un conforto al dolore per la perdita dei propri cari. Florence Cathcart (Rebecca Hall), ancora scossa dalla morte del fidanzato, conduce una guerra personale nei confronti dei tanti ciarlatani del sovrannaturale, smascherando sedute spiritiche e spiegando i fenomeni paranormali con metodo e razionalità . Chiamata ad indagare sulle presunte apparizioni del fantasma di un bambino nel collegio di Rookford, Florence accetta volentieri il caso con curiosità e sfida. Passato l’iniziale scetticismo, la donna comincia a dubitare della propria fermezza quando nel collegio cominciano a verificarsi avvenimenti che vanno oltre ogni logica. Florence, sempre più determinata ad andare in fondo alla storia, decide di passare nel luogo infestato le vacanze di Natale, mentre tutti i bambini sono a casa dai loro genitori. Le restano accanto il professor Robert Mallory (Dominic West) e l’infermiera Maud (Imelda Staunton), anch’essi travolti dall’atmosfera mortifera del collegio che sembra celare più segreti di quanto inizialmente la stessa Florence avesse calcolato. Il film di Murphy, seppur non del tutto originale nella storia e nel suo sviluppo, può considerarsi pienamente riuscito. I riferimenti a pellicole come Gli invasati, del 1963, o il più recente The Others, sono molto espliciti, ma la sceneggiatura ben scritta e la regia attenta e minuziosa fanno si che le immagini scorrano senza cali di tensione davanti agli occhi. Alla loro visione è lasciato il compito di indagare con curiosità nei meandri del collegio, sempre incerti sulla reale esistenza delle immagini balenanti sullo schermo, continuamente pronti a smentire le apparenze. Attimi di tensione si alternano a momenti di tranquillità effimera in cui lo spettatore è portato a riflettere su ciò che sta accadendo e lasciato in attesa degli eventi futuri che di lì a poco potrebbero stravolgere ogni certezza della trama. Il finale aperto è il vero tocco di classe di questo lavoro godibile che non deluderà i fan del genere.