Ludovico (Francesco Mariottini) è un ragazzo bresciano arrogante, a cui la vita ha concesso sempre tutto. Cresciuto tra agi e ricchezze, il ragazzo passa le sue giornate diviso tra feste ed eccessi di qualsiasi genere. Dall’altra parte della barricata c’è Filippo (Vincenzo Taormina), siciliano povero in canna, che usa il suo corpo per racimolare qualche soldo che lo aiuti a sopravvivere. Costretto a trasferirsi a Milano nel disperato tentativo di trovare un lavoro onesto, Filippo deve affrontare anche l’improvvisa morte del padre. Ed è proprio a Milano che il giovane catanese incrocia la strada di Ludovico, mandato a Milano per punizione da due genitori sordi alle necessità emotive del figlio. Opera prima del regista bresciano Giuseppe Lazzari, Sentirsidire – quello che i genitori non vorrebbero mai arriva al cinema dopo anni di tribolazioni distributive. Non a caso, l’elemento più interessante del lungometraggio resta la campagna per la distribuzione, attuata dalla potenza di social network come Facebook e YouTube e dagli internauti che chiedevano a gran voce l’arrivo in sala della pellicola di Lazzari. L’entusiasmo della folla è riuscito a salvare Sentirsidire dalla minaccia dell’oblio, senza tuttavia essere in grado di arginare i difetti di un’opera prima che mostra tutte le sue ingenuità. Desideroso di raccontare una storia attuale e cinica, che non si vergogna di mostrare il marcio della società, il regista bresciano calca la mano su scene crude e violente spesso gratuite o prive di logica, assestandosi su una sorta di autocompiacimento estetico che strizza l’occhio alla filmografia di denuncia di Pasolini, senza tuttavia avere le potenzialità per avvicinarsi a modelli tanto alti. Questo anche a causa di scelte interpretative piuttosto discutibili dal punto di vista drammaturgico. Se, da una parte, la scelta di affidare il ruolo all’ex ballerino del reality Amici Francesco Mariottini, è motivata dal desiderio di accattivarsi il favore delle fan dell’attore, dall’altra rappresenta l'enorme errore valutativo di affidare un ruolo con infinite implicazioni ad un esordiente ancora impreparato a offrire alla macchina da presa qualcosa che vada al di là del suo bel viso. Ed è nella mancanza di pathos che si deve ricercare il vero punto debole di Sentirsidire. Trattando temi di forte impatto – come la pedofilia e la droga – la pellicola non si può permettere il lusso di lasciare lo spettatore pressoché indifferente. Eccezion fatta per un paio di scene in cui la natura mostruosa dell’essere umano viene fuori con una grande potenza visiva, l’apatia dello spettatore dilaga per tutta la durata del film, senza sussultare nei momenti di pathos che il regista cerca di inserire ad hoc, facendoli al contrario risultare pieni di artificio e freddezza.