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Ligabue - Campovolo 2.0 in 3D

07/12/2011 12:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Ligabue - Campovolo 2.0 in 3D

Ad aprire le danze erano stati, nel 2008, gli U2 che decisero di portare al cinema, con la nuova tecnologia 3D, il loro Vertigo Tour del 2006, utilizzando regis

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Ad aprire le danze erano stati, nel 2008, gli U2 che decisero di portare al cinema, con la nuova tecnologia 3D, il loro Vertigo Tour del 2006, utilizzando registrazioni di varie tappe del tour. Dopo alcuni esperimenti più o meno riusciti – come il docu-film su Justin Biebier sulla nascita e il successo dell’enfant prodige e il film-evento Glee Live 3D, che riproponeva il tour live del cast del teen drama americano – Luciano Ligabue porta sul grande schermo il suo concerto all’aeroporto di Reggio Emilia del 16 Luglio 2011.


Sotto la direzione artistica di Cristian Biondani e la regia di Marco Salom, il cantautore italiano premiato con il Luigi Tenco 2011 per l’album Arrivederci Mostro! In acustico, permette ad un pubblico ancora più vasto dei 120.000 che si sono riversati sulla pista dell’aeroporto di Campovolo, di partecipare ad un concerto già storico, che bissa il successo del predecessore del 2005. Alternando pezzi storici della sua discografia agli ultimi successi – compreso Ci sei sempre stata, che è valso al suo autore il premio Videoclip Italiano 2011 – Ligabue porta lo spettatore all’interno di una dimensione atipica, dove tutti i deficit causati da una mancanza di drammaturgia vengono sanati dalla forza dei brani. La storia raccontata in questo film-documentario è inconsueta, che non risponde necessariamente ai canoni di causa-effetto; è piuttosto un racconto in musica, dove l’elemento principale è senz’altro l’entusiasmo di tutti coloro che hanno partecipato al progetto. Entusiasmo che traspare anche dai movimenti di macchina, lungi dal seguire semplicemente l’idolo della narrazione, ma che si insinua tra gli spettatori, vortica sopra le loro teste seguendo, quasi con un movimento ipnotico, il fondersi di migliaia di voci che si riflette con una: ovvero colui che si concede totalmente al suo pubblico. E Ligabue, in questo film, concede davvero tutto; alle immagini del concerto si alternano immagini più intime, più prettamente documentaristiche, in cui il cantautore emiliano viene seguito mentre parla con gli amici di vecchia data, compreso l'ormai famigerato Mario delle sue canzoni.


In un racconto emotivo fatto di musica e ricordi, il cantautore emiliano conduce lo spettatore lungo il sentiero tortuoso della propria carriera, dagli esordi fino ad oggi, raccontando momenti difficili ma anche, e soprattutto, grandi soddisfazioni, presentando se stesso sotto una luce inedita e di sicuro più interessante. L’unico limite del film è quello riscontrabile in tutti i predecessori del genere: ossia l’impossibilità di ampliare la fruizione della diegesi ad un pubblico più vasto. Il target di riferimento è senza dubbio da ricercarsi nella moltitudine di fan che il cantante ha in tutta Italia e che, se da una parte porterà a buoni risultati al botteghino, dall’altro costringe Campovolo 3D a rimanere ancorato alla sua immagine di concerto in televisione, che si indirizza solo ai fan e non a un pubblico universale di spettatori cinematografici.


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