Dal romanzo fantastico scritto in collaborazione con Cèline Garcia nel 2005, Arthur e la guerra dei due mondi è il capitolo finale della trilogia cinematografica che Luc Besson decise di portare al cinema a partire dal 2006, trasformandola in immagini piene di quella capacità visionaria e poetica che ha consacrato il regista francese a Hollywood. Il crudele Maltazard è lungi dall’essere sconfitto. Dopo essersi impadronito del potere del Raggio di Luna e aver aperto un portale nel nostro mondo, si è tramutato in un essere mostruoso invulnerabile. Cosa possono fare contro di lui Arthur e gli amici Sélénia e Bétamèche, intrappolati nei corpicini di Minimei? I tre iniziano un viaggio alla ricerca della pozione capace di far crescere chiunque la beva. Ma la ricerca di Arthur viene rallentata dai piani di Maltazard, sempre più proiettato verso la conquista dell’interno universo. Come se non bastasse, Darkos è ancora vivo e sembra ben intenzionato a mettere i bastoni tra le ruote ai tre Minimei, almeno finché qualcosa di imprevedibile lo costringerà a fare i conti con la propria malvagità . Uscito nelle sale francesi nell’ottobre del 2010 e arrivato poi in quasi tutta Europa, il capitolo conclusivo della saga del padre di Lèon e Nikita ha dovuto aspettare quattordici mesi prima di vedere la luce. Dopo un secondo episodio sottotono, in cui l’azione sembrava utile solo a scuotere lo spettatore annoiato, il regista francese punta su una pellicola che, se da una parte mostra ancora di prediligere un pubblico infantile, dall’altra si preoccupa di soddisfare anche il pubblico più navigato. Luc Besson gioca con citazioni e rimandi cinematografici che spaziano da Hitchcock a Spielberg, raggiungendo il culmine con un finale curioso che ammicca alla saga di Guerre Stellari. D’altra parte il citazionismo di Besson non è una novità : basti pensare all’alias con cui è conosciuto Maltazard: M il malvagio è un chiaro richiamo a M, il mostro di Dusseldorf. E proprio in Maltazard l'autore francese ha trovato il punto di svolta, creando un personaggio che, insieme al figlio Darkos, rappresenta l’elemento più riuscito della diegesi. Mentre i buoni Arthur, Sélénia e Bétamèche cercano di risollevare i destini del mondo, la macchina da presa si perde dietro i sogni di dominio di Maltazard. Un personaggio a tutto tondo con proprie specifiche e dinamiche psicologiche che non solo lo rendono credibile, ma addirittura affascinante anche per coloro che, dopo i primi due episodi, potevano sentirsi esclusi dalla fruizione filmica.