Due pompieri entrano in possesso di una mappa del tesoro. Arrivati nel luogo che dovrebbe nascondere la fortuna trovano sulla loro strada una spietato gruppo di gangster di colore. Sulla carta non c'è nulla che manchi ad un film come Trespass: un regista di culto, affermato ed affidabile, una coppia di sceneggiatori venerati e meritevoli di assoluto rispetto e considerazione critica come quella formata da Bob Gale e Robert Zemeckis, un cast tutto sommato in linea con le esigenze ed aspettative action dei primi anni novanta. Conclusa la visione capisci perché I trasgressori è considerato come una prova minore di Walter Hill, un film tutto sommato meritevole della tanto temuta etichetta “di cassetta”: in quanto operazione poco ispirata, probabilmente schiacciata dal peso delle intenzioni iniziali, quelle cioè relative ad un divertissement di poche pretese, intenzionato però a centrifugare più generi cinematografici possibili e immaginabili. Un gran minestrone insomma, sull'amalgama degli ingredienti del quale pesa probabilmente l'inerzia della scrittura, in quanto lontana dalla concezione di cinema del regista. Trespass è la prova di come Gale e Zemeckis non possano ideologicamente combaciare con un cineasta di terra, carne e spazi come Hill, in quanto più propensi ad estrarre dalla settima arte il guizzo fantastico, finalizzato a rileggere e al tempo stesso a prendere le distanze dalla tradizione: modus operandi antitetico a quello di Hill, storicamente avvezzo a passi avanguardistici che mai e poi mai hanno contemplato il passo più lungo della gamba. Almeno per quanto concerne una prospettiva strutturale, futuribile si, ma mai traditrice nei confronti dell'archetipo western. I trasgressori centrifuga classiche simbologie avventurose (la mappa del tesoro) con stereotipi da war movie, senza mai disdegnare la cornice criminale metropolitana, anzi sfruttando appieno l'assist servito dal nascente nuovo cinema “blax”, lo stesso che con Boyz n the Hood iniziava a prendersi la scena. Proprio dall'esordio con (premio) Oscar di John Singleton infatti, Trespass preleva Ice Cube, mettendolo a capo dell'antagonista banda “gangsta rap” e dando così il via ad una sorta di scissione manierata tra bianchi e neri. I trasgressori vive di una regia solida e su un buon ritmo, si lascia guardare anche e sopratutto per la sua sotterranea natura slapstick, ciò nonostante presta spesso e volentieri il fianco ad una meccanica d'azione ripetitiva, ma in controluce lo scheletro mortale sotto il corpo di un gioco tra cacciatori e prede resta comunque visibile, così come la concezione di un cinema ancora una volta videoludico, benché imprigionato in un'armatura industriale rappresentata dalla fabbrica abbandonata, cadente e rugginosa: scenografia ideale per allestire l'ennesimo rincorrersi tra gatto e topo. A salvare parzialmente l'operazione provvede la chiosa finale: divertita, irriverente e sfrontata, degna di un John Huston d'annata. L'unico momento di Trespass durante il quale Walter Hill, Robert Zemeckis e Bob Gale sembrano effettivamente sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda.