
Luchino Visconti è stato uno dei maggiori registi cinematografici del ventesimo secolo. Esordendo nell’ormai lontano 1943 con Ossessione, si fece subito notare grazie a capolavori neorealisti come Bellissima, Senso e Rocco e i suoi fratelli: spaccati di vita che rappresentavano usi e costumi, vizi e virtù dell’Italia del tempo. Nel 1963, distanziandosi tematicamente dalle opere precedenti, Visconti realizza la trasposizione cinematografica del famoso romanzo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sotto la stretta supervisione della Titanus e del suo titolare Goffredo Lombardo. Sicilia, 1860. Garibaldi e le camicie rosse sbarcano sull’isola italiana per cacciare il regno borbonico e avviare il processo di unificazione nazionale. L’aristocratico Don Fabrizio (Burt Lancaster), Principe di Salina, pur essendo consapevole della fine del predominio aristocratico, compie con la sua famiglia il viaggio annuale verso la residenza di campagna di Donnafugata. Arrivato sul posto, il Principe conosce il nuovo sindaco e si accorge che il governo è in mano alla classe dei ricchi borghesi. Sebbene sua figlia Concetta (Lucilla Morlacchi) sia innamorata del cugino Tancredi (Alain Delon), membro delle forze garibaldine nonché nipote prediletto, Don Fabrizio non può ignorare la simpatia che il ragazzo nutre per Angelica (Claudia Cardinale), la bellissima figlia del Sindaco. Così, con sguardo malinconico e rassegnato, il Principe è costretto ad appoggiare l’inatteso connubio tra la nuova borghesia e l’aristocrazia in declino. Visconti traspone il romanzo storico-letterario di Tomasi di Lampedusa non limitandosi a riproporre pedissequamente le parole dell'autore, ma adoperando una rivoluzione diegetica che ne affrontasse il dramma socio-politico secondo l'univoco punto di vista del Principe di Salina. Un lavoro produttivo mastodontico che riportò in vita gli ambienti della borghesia siciliana, i capi d'abbigliamento e le atmosfere che nel romanzo erano soltanto immaginabili. La straordinaria cura dei dettagli, l’uso delle luci, la maestosa presenza musicale (quasi una voce narrante della storia) accompagnano il mesto percorso intellettuale del Principe di Salina fino all’amara accettazione morale del cambiamento dei tempi. Ineccepibile, inoltre, la scelta del cast, che vede Burt Lancaster primeggiare sui più giovani: la sua interpretazione, struggente ed emozionante, fu una sfida vinta dato che il regista avrebbe preferito Laurence Olivier o il sovietico Nikolaj Čerkasov. Luchino Visconti gestì con meticoloso equilibrio formale il romanzo dopo averlo letto e amato, con l'unica colpa - piuttosto grave - di aver messo in ginocchio la Titanus: i suoi pruriti da regista imposero alla produzione di girare lunghe e costose scene (il ballo, la rivolta) che costrinsero Goffredo Lombardo al fallimento - in aggiunta al flop colossale di Sodoma e Gomorra. Ma nonostante le sfortune passate, Il Gattopardo resta un'opera destinata all'immortalità , anche grazie al recente restauro in 4K sponsorizzato da Gucci e curato da The Film Foundation di Martin Scorsese. Palma d'oro come miglior film al 16º Festival di Cannes.