Siamo nella Dublino del XIX secolo. Albert Nobbs (Glenn Close) è un inappuntabile cameriere che lavora presso il Morrison’s Hotel. Nobbs appare come un ometto timido, gentile ed estremamente riservato, che non sembra essere interessato ad altro che a far bene il proprio lavoro. Quest’apparenza nasconde una verità che risulterebbe quanto mai sconveniente: Albert Nobbs è in realtà una donna, costretta da una tragica storia a fingersi uomo per sopravvivere, e votata a soddisfare un unico desiderio nella vita: aprire un piccolo negozio di tabacchi e sposare la giovane cameriera Helen (Mia Wasikowska). Da queste premesse si dipana il racconto breve dello scrittore George Moore, che la Close aveva già interpretato a teatro nel 1982, rimanendone colpita al punto da volerne fortemente una versione cinematografica: a distanza di 30 anni tale adattamento è stato portato sullo schermo per la regia di Rodrigo Garcia. Il racconto di Moore presenta una storia che ha tanti punti di contatto con la nostra contemporaneità e colpisce non tanto per la tematica del travestimento e dell’amore omosessuale, quanto piuttosto per la semplicità ed incisività nel descrivere uno stato di profonda solitudine, e la grande dedizione nel perseguire un sogno che aiuta a sopportare le difficoltà di tutti i giorni. Il film riesce benissimo, soprattutto nella prima parte, a farsi descrizione di un’epoca e di un contesto: le ricostruzioni ambientali, i costumi e le interpretazioni degli attori risultano credibili, con una menzione particolare alla delicatezza e precisione con la quale la Close dà vita a Nobbs, personaggio estremamente complesso e frutto di una doppia finzione, quella dell’attrice che lo interpreta e della donna costretta a fingersi uomo. È però quasi esclusivamente su questo e su alcuni dialoghi che si basa il film, denunciando la propria derivazione teatrale in modo a volte eccessivo, come negli occasionali monologhi con i quali Nobbs esplicita le sue lucubrazioni. Rispetto ai dialoghi, importanti sono quelli che consentono ad Albert di entrare in contatto con il signor Hubert (Janet McTeer) e riuscire da una parte a condividere le proprie difficoltà e dall’altra a sperare in un futuro migliore. Nel momento in cui, apparentemente più per un input esterno che per reale interesse, Albert Nobbs comincia a fare la corte alla bella Helen, il film in qualche modo perde naturalezza, costruisce un triangolo forzato fra i due e Joe (Aaron Johnson), l’addetto alle caldaie che vorrebbe sfruttare i sentimenti di Albert per spillare soldi al cameriere. Nel complesso, nonostante l’intensità della performance della Close sia rimarcabile, non si tratta di un film pienamente soddisfacente, principalmente a causa di una lentezza e una costruzione troppo teatrali, e ad uno sviluppo della seconda parte che non cattura totalmente lo spettatore.