Pochi sanno chi era Goffredo Lombardo. Lui, il Presidente della Titanus, il produttore dei più bei film della storia del cinema italiano del XX secolo, era un uomo schivo e riservato. Non finanziava la realizzazione di un film se non era colpito dalla storia che raccontava e se non partecipava personalmente alla sceneggiatura. Goffredo sarebbe stato capace di dirigere un film, probabilmente sarebbe stato un grande regista, ma la sua voglia di rimanere nell'ombra e la sua pudicizia nel comparire persino nei titoli di testa, lo aveva reso una semplice "presenza" produttiva. Almeno per gli spettatori. I suoi colleghi, infatti, a cinque anni dalla sua morte, hanno partecipato numerosi a L'ultimo Gattopardo – Ritratto di Goffredo Lombardo, un'opera volta a raccontare al pubblico la storia dell'uomo che rese grande il cinema italiano. Prodotta dal figlio Guido e diretta dall'amico Giuseppe Tornatore, la pellicola è un documentario di voci, gesti e racconti diversi che si uniscono per rivelare al pubblico la vera storia di Goffredo Lombardo. Carlo Verdone, Alain Delon, Nino D'angelo, Pippo Baudo, Neri Parenti, Carlo ed Enrico Vanzina, Ermanno Olmi, Ettore Scola, Mario Monicelli, Dario Argento, Virna Lisi, Sophia Loren, Bud Spencer, Cristiana Capotondi e tantissimi altri esponenti del mondo dello spettacolo parlano dell'amico appena scomparso davanti a spezzoni di alcuni dei più grandi film da lui prodotti. Ognuno di loro è entrato in contatto con l'uomo che amava il cinema sopra ogni altra cosa e che ha fondato una delle più prestigiose case produttive cinematografiche italiane. Dopo aver lanciato il filone dei film di Totò ed aver distribuito gran parte dei film neorealisti, la fortuna della Titanus si incrinò verso gli anni ’60 quando Goffredo venne in contatto con Il Gattopardo, l'opera letteraria di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Lo sceneggiatore Giannini aveva realizzato una trasposizione cinematografica dell'opera non troppo gradita a Goffredo. Messo alle strette, quindi, il produttore decise di affidare il progetto a Luchino Visconti, un regista che amava moltissimo sin dai tempi di Rocco e i suoi fratelli. Davanti all'impossibilità di scritturare Laurence Olivier per il ruolo del Principe di Salina, Lombardo si azionò personalmente per convincere Burt Lancaster ad accettare il ruolo. E quando tutto fu pronto, i debiti della Titanus crebbero rapidamente: le riprese procedevano per le lunghe, le spese aumentavano e il pubblico fremeva per la fruizione dell'opera (che poi, alla fine, venne boicottata). Goffredo però non si fece spaventare: vendette tutto ciò che aveva e risollevò le sorti della casa di produzione istituita dal padre, votandola verso il media emergente della televisione. In questo modo uno dei più grandi produttori di cinema si trasforma in un fiero sostenitore di fiction televisive di successo - si pensi al successo di Orgoglio. Prima di morire, Goffredo voleva realizzare il seguito de Il Gattopardo ma, davanti alla morte di Lancaster, il progetto venne chiuso in un cassetto. Goffredo Lombardo, però, non sarà mai dimenticato perché, volente o nolente, davanti o dietro la cinepresa, costituisce un pezzo importante della storia del cinema italiano.