In una notte nevosa, la bella Joo-yun (Oh San-ha) rimane in panne con la sua auto. Mentre è al telefono con il fidanzato Kim So-hyun (Lee Byung-hun), agente del NIS, riceve l'aiuto di uno sconosciuto, Jang Kyung-Chul (Choi Min-sik). La donna è ignara delle intenzioni dell'uomo, un assassino psicopatico che la rapisce, la tortura e infine la uccide. Per Kim So-hyun, accecato dalla sete di vendetta, l'unico scopo è ora quello di trovare le tracce del serial killer, iniziando con lui un diabolico gioco del gatto col topo. La cinematografia della Corea del Sud è sempre stata contraddistinta da un'insana attrazione per i revenge-movie. Basti pensare, in tempi recenti, alla seminale Trilogia della Vendetta di Park Chan-wook, che con Mr. Vendetta, Old Boy e Lady Vendetta che ha sdoganato il thriller coreano nel resto del mondo. A cimentarsi ora col genere è Kim Jee-woon (Two Sisters e Il buono, il matto, il cattivo), regista che è sempre riuscito a unire un cinema blockbuster a velleità autoriali, confermandosi tra i nomi più interessanti del panorama nazionale. Se già con A Bittersweet Life (uscito in Italia per il mercato home video) Jee-won affrontava una storia cruda legata a tematiche vendicative, con I Saw the Devil raggiunge nuove vette, raccontandoci una caccia all'uomo in tutta la sua brutalità , senza sconti di sorta. Un film dalle tonalità grigie, nonostante si arrivi ben presto a parteggiare per il personaggio di Kim So-hyun, che mostra senza filtri tutta l'efferatezza che è in grado di raggiungere l'essere umano. Cane mangia cane, in una caccia spietata che non lascia scampo e nella quale numerose vittime vengono mietute in questo confronto "mostruoso" tra vittima e carnefice, raggiungendo il suo apice in un finale spietato. La violenza viene rappresentata senza edulcorazioni, e il sangue scorre a fiotti, senza mai cadere nello splatter gratuito ma divenendo fondamentale in questa vicenda di fascinazione per il puro male. Non seguendo le vie narrative del thriller classico, rivelando sin da subito l'identità dell'assassino, il regista si concentra sulla tensione emotiva, che per quasi due ora e mezzo non lascia un attimo di tregua allo spettatore. Non disdegna inoltre un solido impianto introspettivo, reso ancor più credibile dalle convincenti prestazioni degli attori: se Lee Byung-hun, già nei panni del cattivo in Il buono, il matto, il cattivo, si rivela credibile nelle vesti dell'angelo vendicatore, lo psicopatico serial killer di Byung-hun Lee (protagonista del mitico Old Boy) è un villain davvero memorabile.