C’è sempre una grande attesa per i film di Carlo Verdone, unico vero erede della tradizione della florida commedia italiana. A un anno di distanza da Io, loro e Lara, Verdone si gioca la carta della tragicommedia ben ancorata alla realtà scoccando dalla sua faretra due inedite frecce, Marco Giallini e Pierfrancesco Favino a dir poco sorprendente in un ruolo più leggero e ormai lanciato nella veste di vera star del cinema italiano. Ulisse (Carlo Verdone), Fulvio (Pierfrancesco Favino) e Domenico (Marco Giallini) hanno avuto una vita simile: imprenditori di successo nel loro campo, hanno visto la fortuna svanire rapidamente dopo la separazione dalle rispettive mogli e vivono ora in sistemazioni d’emergenza e con pochissimi soldi. Incontratisi per puro caso, decidono di affittare una casa in tre dividendo le spese: sarà l’inizio di una convivenza terribile ma grazie alla quale riusciranno a tirarsi fuori dalle difficili situazioni personali. Verdone si costruisce un ruolo su misura puntando sulla sua enorme passione per il rock anni '60 e '70 (Ulisse gestisce un negozio di memorabilia in tema), punta su un suo topos storico, la depressione, dividendola stavolta per tre personaggi invece che per due - come in tanti suoi film precedenti (Acqua e sapone, Maledetto il giorno che t’ho incontrato) - e circonda il terzetto di donne: la soluzione ai loro problemi, tuttavia, non è nella banale ricerca dell’amore. L’affetto per l’imbranata Gloria (Micaela Ramazzotti) servirà a Ulisse per aiutare la figlia Agnese (Maria Luisa De Crescenzo) e lasciarsi alle spalle definitivamente l’ex moglie Claire (Diane Fleri); la futilità di Gaia (Nadir Caselli) e del suo mondo servirà a riavvicinare Fulvio alla moglie Lorenza (Nicoletta Romanoff) e alla figlioletta; i continui rapporti dello sbalestrato Domenico non lo placheranno come l’affetto del figlio. Grazie a una sceneggiatura scritta a regola d’arte e al continuo palleggio tra Verdone, Favino e Giallini (spalle davvero azzeccate che spesso rubano la scena al “maestro”) il ritmo si mantiene sempre vorticoso e si ride davvero di gusto. Il limite del film è forse nell’eccessiva lunghezza (e Verdone in sede di conferenza stampa ha ammesso anche di aver dovuto tagliare qualche scena): una commedia di due ore è dura da digerire e nel finale si comincia ad avvertire una certa pesantezza. Forse qualche lungaggine in meno avrebbe giovato: una per tutte la scena sì divertente ma decisamente inutile ai fini del plot della visita dell’ex marito di Gloria nel negozio di Ulisse. Un plauso va davvero tributato a Verdone, capace di reinventarsi continuamente nella sua trentennale carriera, senza cadere nella trappola del film-fotocopia che ha catturato più di un suo emulo. E non è da tutti nemmeno lasciare così tanta visibilità ad altri attori, pur bravi come Giallini e Favino. In buona sostanza un film divertente ma con quella vena amara che da sempre contraddistingue il cinema del regista romano.