Gaia (Francesca Cuttica) è un’interprete specializzata nella lingua cinese. Una mattina viene avvisata con una telefonata di un’improvvisa ed altamente remunerativa offerta di lavoro: viene raggiunta in macchina dal misterioso signor Curti (Ennio Fantastichini) e condotta, bendata, in un luogo top-secret. Il suo compito sarà quello di tradurre le domande di Curti e le risposte di uno sconosciuto interlocutore, il signor Wang (Li Yong), all’interno di una stanza totalmente buia. Chi è il signor Wang? E perché è rinchiuso lì dentro? L’impossibilità di continuare l’interrogatorio al buio spinge il signor Curti ad accendere le luci a mostrare a gaia la reale identità del suo interlocutore. Nonostante lo shock, le maniere brutali e i toni intimidatori di Curti colpiscono fortemente Gaia che prende sempre più spesso le difese dell’inerme Wang. La ragione porta la ragazza - come lo spettatore, che segue ciecamente la prospettiva di Gaia - a fidarsi di Curti, un suo simile, di fronte a un Wang del quale ignora tutto e colpevole di chissà cosa; il suo istinto però la porta a sospettare di Curti (in fondo, cosa sa di lui? E perché tutta questa segretezza?) e a parteggiare umanamente per il sempre più brutalizzato Wang. I fratelli Manetti girano un film di genere incentrando il racconto sul rapporto dicotomico fascinazione/repulsione che si crea di fronte all’estraneo: Gaia è profondamente disgustata dall’atteggiamento di Curti e la sua coscienza vuole a tutti i costi confortare Wang, eppure ha paura ad accostarsi del tutto al suo misterioso interlocutore (“Vedi? Anche tu hai paura ad avvicinarti” le sussurra Wang). E quando la situazione precipiterà l’unica persona ad aiutare Gaia sarà un’altra estranea, la signora Amounike (Juliet Esey Joseph), un’immigrata di colore. Tensione sempre alta, accentuata dalla claustrofobia che pervade tutto il film, girato quasi esclusivamente all’interno del bunker nel quale si svolge l’interrogatorio, e una forte vena fantascientifica ben assecondata dagli effetti speciali della Palantir Digital Media: nonostante gli evidenti limiti tecnologici e di scrittura, L’arrivo di Wang procede senza un minuto di stanca lasciando lo spettatore nel dubbio sino al colpo di scena finale.