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Psyco

16/03/2012 12:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

Psyco

L’inesauribile vena creativa di Alfred Hitchcock raggiunge il suo apice compositivo e di fama nel 1960 con Psyco, capolavoro indiscusso del thriller i cui mecca

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L’inesauribile vena creativa di Alfred Hitchcock raggiunge il suo apice compositivo e di fama nel 1960 con Psyco, capolavoro indiscusso del thriller i cui meccanismi della suspense funzionano ancora oggi alla perfezione, senza aver perso nulla della forza originaria dopo oltre cinquant’anni: assoluto punto di riferimento di una ineguagliabile cinematografia.


In fuga da Phoenix dopo aver rubato un ingente somma di denaro, Marion (Janet Leigh) decide di passare la notte in uno squallido e desolato motel incrociato per strada. Il proprietario è Norman Bates (Anthony Perkins), un uomo dai modi gentili quanto ambigui che vive con l’anziana madre nella casa poco al di sopra del motel. Marion non supererà la notte e dopo di lei verrà ucciso anche il detective mandato per indagare sulla scomparsa della giovane donna. Un'inquietante alone di mistero aleggia attorno alla tenuta dei Bates, e al legame tra madre e figlio.


Rappresentazione da manuale della schizofrenia, Psyco è impregnato di un’atmosfera di tensione che si alimenta minuto dopo minuto, nutrendosi di una serie di innovative trovate - su tutte la voce fuori campo della madre che crea una soffocante sensazione di ansia e attesa - che mettono continuamente a disagio lo spettatore e che rifondano le dinamiche strutturali del cinema del brivido. Innumerevoli le scene rimaste nella storia del cinema, dall’omicidio di Vivian nella doccia con la soggettiva delle coltellate, alla vertiginosa caduta del detective Arbogast dalla rampa di scale dopo i colpi subiti, alle esterne notturne del motel che creano una forte sensazione di mistero e claustrofobia. Sequenze analizzate, emulate, citate in innumerevoli film dell’orrore, da La Casa a Amityville Horror. Così come rimane indimenticabile la storica colonna sonora di Bernard Herrmann. Hitchcock spazza via tutti i canoni della sintassi filmica creando un film senza un unico protagonista, in cui l’attrice principale muore dopo un terzo di pellicola lasciando lo spettatore privo di appigli narrativi e spostando l'attenzione fruitiva attorno alla follia di Bates, vero centro focale della narrazione. Rivoluzionario all’epoca per la cupezza delle atmosfere, per la violenza (sempre indotta e mai esplicita, in perfetto stile hitchcockiano) e la veemenza delle emozioni in grado di suscitare, Psyco è un'opera dall'inestinguibile valore cinematografico. Da antologia la prova di Perkins che rimase per tutta la carriera legato al ruolo dello psicopatico.


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