Il cavaliere errante (interpretato da Peppe Servillo) e il fido Sancho (un vibrante e folle Lucio Dalla) attraversano un universo carico di illusioni e suggestioni, di luce e buio, di parole e di silenzi, tra gli inganni del Mago Festone (Alessandro Bergonzoni, che “stira” e allunga parole, sensi e significati) e la devozione verso Dulcinea (Ginestra Paladino). Presentato al Festival del Cinema di Venezia del 2006, esce a sei anni di distanza per Distribuzione Indipendente Quijote, diretto dall’artista Mimmo Paladino, pittore e scultore di fama mondiale le cui opere sono esposte nei più importanti musei del globo. Quijote è il suo primo esperimento dietro la macchina da presa ed è il naturale atto conclusivo di un percorso teatrale e figurativo inaugurato l’anno precedente. Paladino è un artista a tutto tondo e come ad un’opera d’arte pittorica bisogna approcciarsi in modo adeguato per godere al meglio di questo Quijote: pozzo senza fondo di immagini, suoni, figure, luci, parole e movimenti incentrato sulla figura dell’Hidalgo della Mancha, Don Chisciotte. Quijote è pregno di significati esistenziali e substrati intellettuali, più impliciti che espliciti. Un'opera ermetica e intima, accolta a suon di applausi in alcuni Festival internazionali (Cairo, New York, Rio De Janeiro, Mosca). Paladino cerca di attraversare in un’ora e un quarto tutti i campi dell’Arte, dalla Pittura alla Scultura, dalla Poesia (Sanguineti spazia da Kafka a Joyce) al Teatro fino alla Musica, firmata da Lucio Dalla. Il risultato è un docufilm storico sorprendente, multiforme e cangiante, tra dialoghi surreali e ritmi solenni, compassati ma avvolgenti. Non per tutti.