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I colori della passione

28/03/2012 10:00

Gabriele di Grazia

Recensione Film,

I colori della passione

I colori della passione è l’ultimo, spettacolare lavoro del regista e pittore polacco Lech Majewski...

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I colori della passione è l’ultimo, spettacolare lavoro del regista e pittore polacco Lech Majewski. Partendo dal capolavoro del maestro fiammingo Pieter Bruegel, la Salita al Calvario del 1564, il regista, affidandosi all’interpretazione di attori in carne ed ossa, ne racconta alcuni dei cinquecento personaggi trasportandoci all’interno della tela attraverso un’esperienza visiva senza precedenti. Grazie alle più moderne tecnologie di computer-grafica e di compositing 3D, il quadro di Bruegel prende letteralmente vita su diversi livelli di prospettiva, oltrepassando tutte le barriere dell’immaginazione. Il risultato è un’opera dalla bellezza quasi ultraterrena, rivoluzionaria per quanto riguarda le capacità immersive che rendono lo spettatore protagonista in prima persona dell’opera e del suo racconto.


Rutger Hauer veste i panni del pittore fiammingo sullo sfondo delle Fiandre del XVI secolo. Durante la sanguinaria occupazione spagnola, l’artista si aggira in un paesaggio brullo e spazzato dal vento osservando la realtà quotidiana intorno a sé. Un’eretica dalla fine imminente, la tragicità dell’amore di due giovani, la famiglia del mugnaio: questi alcuni dei soggetti che andranno a comporre l’opera prossima del maestro che vedrà cinquecento figure disposte sulla tela secondo un preciso ordine simbolico. Tra queste, oltre allo stesso artista, anche il collezionista d’arte Nicholas Jonghelinck (Michael York) e la Vergine Maria (Charlotte Rampling), fissata per sempre in un dolore composto mentre, collocato più a valle, il figlio è raffigurato nell’atto di portare la croce.


La potenza visiva delle immagini è accompagnata da un profondo silenzio che invade l’intera pellicola e che lascia lo spettatore in contemplazione, come se si trovasse realmente davanti ad un quadro cercando di interpretarne il significato recondito. Majewski si approccia allo studio dell’opera di Bruegel con profonda umiltà, e ciò traspare dalla compostezza dei personaggi e dalla tranquillità che essi trasmettono, inquadratura dopo inquadratura, ad ogni loro gesto pacato. Seguendo l’insegnamento del Maestro il regista pone in primo piano la quotidianità rispetto al vero protagonista della storia narrata, ovvero il pittore. Attraverso il racconto del mondo degli umili, Majewski affronta temi come la religione, la libertà, il sacrificio, ponendosi domande riguardo la Fede, la Vita e la Morte, qui rappresentata con estrema grazia. I colori della passione è un lavoro immaginifico capace di scuotere nel profondo chi lo osserva con partecipazione. Facile lasciarsi sopraffare dalla bellezza della rappresentazione. Perdersi negli infiniti sottotesti può essere una possibilità.


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