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La furia dei Titani

29/03/2012 10:00

Marco D'Amato

Recensione Film,

La furia dei Titani

A due anni di distanza da Scontro tra Titani lanciato da Louis Leterrier, Jonathan Liebesman (World Invasion) ne dirige il seguito: Perseo torna sul grande sche

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A due anni di distanza da Scontro tra Titani lanciato da Louis Leterrier, Jonathan Liebesman (World Invasion) ne dirige il seguito: Perseo torna sul grande schermo con La Furia dei Titani che esce in contemporanea negli USA e in Europa.


Il semidio Perseo (Sam Worthington), dopo aver ucciso il Kraken nel film precedente (un minuto di silenzio per chiunque abbia intrapreso studi classici) ha scelto una vita da tranquillo pescatore con il figlioletto Elio. Gli uomini però hanno smesso di pregare gli Dei che stanno perdendo tutti i loro poteri e non riescono più a fermare lo sgretolamento delle mura del Tartaro dove è imprigionato il malvagio titano Crono. Zeus (Liam Neeson) chiede così aiuto al figlio Perseo che, assieme alla principessa guerriera Andromeda (Rosamund Pike)e al cugino Agenore (Toby Kebbell), figlio di Poseidone (Danny Huston), si mette in marcia verso il Tartaro per salvare il padre dalla congiura ordita da Ade (Ralph Fiennes) e Ares (Edgar Ramirez).


Come da malsana abitudine americana, La Furia dei Titani riunisce una serie di miti greci totalmente diversi tra loro (Perseo e Andromeda, la Titanomachia, Agenore, il Minotauro e il labirinto) rielaborandoli a piacimento e svuotandoli completamente di tutta la loro grazia e forza, per metterli a servizio dell’azione travolgente e dell’alto tasso di spettacolarità di un film fantasy. E sotto questo punto di vista c’è poco da criticare: il ritmo è sostenutissimo, i combattimenti si susseguono con notevole velocità, gli effetti speciali sono notevoli (la lotta con la Chimera) e le scenografie, pur se clamorosamente esagerate (guardare “il tempio degli Dei” per credere) sono di sicuro impatto grazie anche all'effetto 3D. Ma la voglia di inserire nella pentola più ingredienti possibili alla lunga influisce negativamente: il combattimento con il Minotauro dura un battito di ciglia, i personaggi allacciano rapporti di amicizia alla velocità della luce. Il tutto risente della pesante influenza della cultura letteraria e cinematografica made in USA più o meno recente: impossibile non intravedere negli stegoneschi personaggi di Zeus, Ade e Poseidone i Gandalf e Saruman di Peter Jackson; facile notare come il concetto di semi-dio greco venga trasfigurato in quello di supereroe in stile Marvel (“usa il tuo potere con parsimonia”, “un potere come il tuo comporta responsabilità” si sente dire l’ultimo dei Vendicatori, Perseo). Liebesman cerca di celebrare il coraggio in battaglia e l’attaccamento alla famiglia come valori fondamentali ma il film non va di un passo oltre il più puro intrattenimento. Nota a margine: anche se il titolo parla di Titani, l’unico titano presente è Crono.


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