Il sergente Logan Thibault (Zac Efron) torna a casa dopo la terza missione in Iraq. Con sé ha la foto di una sconosciuta che è convinto gli abbia salvato la vita in guerra. Incapace di reinserirsi nel mondo che conosceva prima del conflitto, il ragazzo decide di partire alla ricerca della ragazza ritratta nella foto. Beth (Taylor Schilling) è una giovane ragazza madre che vive con la nonna (Blythe Danner) e il figlio nella pensione di cani che gestisce. I destini dei due personaggi, così apparentemente lontani, si incrociano, e malgrado la diffidenza iniziale, tra i due nascerà una profonda storia d’amore. Il regista Scott Hicks porta sul grande schermo uno degli innumerevoli best-seller dello scrittore Nicholas Sparks, lasciandone invariata l’aura romantica di fondo e ricalcando senza sforzo le atmosfere descritte dall’autore. Sullo sfondo patinato della Louisiana, enfatizzato da una fotografia che ne esalta la bellezza, Ho cercato il tuo nome è un film con un chiaro target di riferimento a cui si rivolge senza affannarsi nell'approfondire personaggi e situazioni. La storia tra i due protagonisti si dispiega lungo dialoghi scontati e troppo enfatici, così come il destino dei due è già scritto dopo i primi minuti di film. Zac Efron, nonostante la sua evidente crescita - più fisica che attoriale - non riesce ad essere credibile nella parte del tormentato veterano di guerra, alla ricerca della donna che involontariamente gli ha salvato la vita. L’attore ha il viso glabro e le spalle troppo piccole per sorreggere una simile parte, tanto da ridurla a pedina di un prolungato e melenso corteggiamento. Tutti i personaggi sono ridotti a stereotipi troppo evidenti: il bel soldato, la madre single, l’ex fidanzato ubriacone. L'unica che riesce ad uscire da questo schema è Blythe Danner, adorabile e saggia nonna di casa, che porta un tocco di umorismo ad una pellicola che si prende troppo sul serio. Tutto il film è sopraffatto da uno strato di mellifluo sentimetalismo: dalle immagini dei cani, al bambino biondo che suona il violino e gioca agli scacchi. È pur vero che quando il nome di Nicholas Sparks viene associato ad una pellicola, il pubblico sa già cosa aspettarsi. Da Le pagine della nostra vita a Le parole che non ti ho detto, la filmografia tratta dall’inchiostro dello scrittore statunitense è una girandola di esasperato romanticismo, che ammalia un pubblico specifico disinteressato a stilemi artistici o di contenuto. Ho cercato il tuo nome non rappresenta l'eccezione. Sebbene lo spettro della guerra - tema pur sempre scottante nell'America post-11 Settembre - aleggi vagamente durante la narrazione, non c'è mai veramente spazio per riflessioni adombrate da nefaste consapevolezze. Il mondo che Nicholas Sparks descrive nella sua narrativa è fondamentalmente positivo, rallentato talvolta da impreviste e luttuose perdite, ma che comunque non rinuncia ad atmosfere fiabesche. Un semplice e ben confezionato prodotto di intrattenimento, Ho cercato il tuo nome si mostra senza alcuna pretesa autoriale o moralistica, attento solo a proporre l'immagine edulcorata di una relazione di coppia. Supportato anche da un'ottima colonna sonora, il film di Scott Hicks si lascia guardare piacevolmente, ma appena le luci si riaccendono il suo ricordo diventa davvero labile.