Dopo un’umiliazione subita, in seguito alla sconfitta in un contest di Street Dance subita dalla crew degli Invincibili, Ash (Falk Hentschel) – promettente ed eclettico ballerino – medita la sua rivincita. Ma per farlo non basta diventare il migliore della città, deve anche mettere in piedi un team di danzatori da scovare in ogni parte d’Europa, in un viaggio attraverso le discoteche di Ibiza e le strade di Roma, Amsterdam e Berlino. La vera svolta avverrà a Parigi, dovel'incontro con Eva (Sofia Boutella), un’eccezionale ballerina di salsa, avvierà Ash e i suoi alle danze latine e offrirà l’ispirazione per una coreografia mozzafiato da portare in pista contro gli Invincibili. Streetdance 2 3D del precedente film – prodotto inglese dalle critiche benevole e incassi modesti - mantiene solo la regia di Max Giwa e Dania Pasquini, l’ambientazione nel mondo del ballo da strada e la presenza del simpatico ballerino Eddie (George Sampson). Per il resto, quello che nel primo film era il racconto tiepido di avventure e disavventure di un gruppo di ballerini alle prese con competizioni, emancipazione e dolori personali, qui diventa unicamente un’ode universale alla disciplina della danza su strada. La rivalità fra crews non è più solo uno scontro fra atleti ma è ragione di profondi contraccolpi emotivi per il protagonista Ash e il motivo che lo spinge a compiere un inverosimile viaggio in tutta Europa alla ricerca dei migliori ballerini nei generi più diversi. Alla fine di questo “inter-rail” europeo, l’ispirazione arriverà – strano ad immaginarsi – nella multietnica Parigi, dove la bella Eva introduce Ash nel mondo della salsa. La nuova pellicola di Giwa e Pasquini è un polpettone che mira ad accontentare tutti gli appassionati del genere, presentando sommariamente tutti gli stili della danza ed esaltandone però alla fine solo i più popolari, l’hip-hop e il latino-americano. Del tutto assente è l’eterno motivo della danza classica – composta ed elitaria – che incontra il vitalistico ballo da strada: tema usato ed abusato, ma da sempre sinonimo di successo al botteghino. Doveva servire a qualcosa l’insegnamento di pellicole come Save the last dance, Step Up 1 e 2, Honey e, non ultimo, il precedente Streetdance, dove la retorica sociale (il protagonista che, alla tecnica dell'altolocata elite, contrappone la passione) ne ha decretato il successo. Se i film di ballo – a partire da La febbre del sabato sera – hanno un pregio, è proprio quello di essere deliziosamente irreali e zuccherosi, e di garantire un lieto fine all’insegna della rivalsa di una classe sociale su un'altra o dell’integrazione fra bianchi e neri al ritmo di musiche orecchiabili. In Streetdance 2 l’unica cifra mantenuta è proprio la colonna sonora, ammiccante, che spazia tra ritmi cubani, hip-hop e dance. Il resto è limitato ad acrobazie, muscoli e coreografie, esaltati dalla tecnica 3D e da un ottimo montaggio, fra sequenze velocizzate, rallenty e stop motion. I due registi, Giwa e Pasquini – una lunga esperienza con i video musicali di star del pop come Craig David e Simon Webbe - girano, anche se con una tecnica impeccabile, una pellicola interpretata da ballerini al posto di attori, con un'esilissima trama e dialoghi poco accattivanti. Il risultato è un film che di cinematografico mantiene ben poco; sarebbe piuttosto da catalogare come un videoclip di novanta minuti.