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6 giorni sulla terra

02/05/2012 11:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

6 giorni sulla terra

La cinematografia italiana non può certamente vantarsi di avere un ampio repertorio fantascientifico...

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La cinematografia italiana non può certamente vantarsi di avere un ampio repertorio fantascientifico. Se si eccettuano Antonio Margheriti e Gabriele Salvatores, pochi cineasti si sono avvicinati a questo genere filmico. Un’ondata di terrore alieno, però, ha portato alla ribalta un tema scomodo e complicato e dopo L’ultimo terrestre di Gian Alfonso Macinotti e L’arrivo di Wang dei Manetti Bros., Varo Venturi parla dell’imminente arrivo degli extraterrestri sulla Terra.


Il Professor Davide Piso è uno stimato scienziato, specializzato in ufologia, che studia da anni il fenomeno degli “alien abduction”, i rapimenti alieni. Dopo accurati studi, Davide si convince che gli extraterrestri giungono sulla Terra per impiantare le proprie personalità nel cervello degli umani, usandoli come dei meri contenitori. Attraverso la tecnica dell’ipnosi, il professore comunica con gli alieni e cerca di indurli a liberare i corpi che occupano. L’esperimento ipnotico, però, non funziona quando si presenta Saturnia, una misteriosa ed intrigante ragazza, che ospita Exabor, una potente entità aliena discendente da antiche divinità mesopotamiche. Per liberare la ragazza, Davide sarà costretto a chiedere l’aiuto di un esperto gesuita. Quest'ultimo, attraverso una sorta di rito esorcistico, lo aiuterà a guarire Saturnia e a salvare il mondo dalla minaccia extraterrestre.


Ispirandosi alle teorie di Corrado Malanga, professore universitario e stimato ufologo, la sceneggiatura di 6 giorni sulla Terra, scritta a sei mani da Venturi, Luisa Fusconi e Giacomo Mondadori, depaupera un’idea originale aggiungendovi eccessivi colpi di scena: sette sataniche, servizi segreti, complotti e tradimenti. Alla minaccia aliena vengono aggiunti troppi risvolti politici, sociali e religiosi arrivando addirittura ad accostare i marziani a delle entità demoniache che vogliono sterminare la vita del pianeta. Gli extraterrestri non hanno un aspetto umano né alieno, ma sono delle essenze astratte e immateriali che si impossessano dell’anima umana costringendola a fare ciò che vogliono. Gli occhi della vittima cambiano colore, il tono della voce diventa meccanico e l'intelligenza cresce vertiginosamente. Alla consistenza di queste idee, però, non corrisponde una messinscena altrettanto entusiasmante. Probabilmente anche per colpa di attori poco carismatici (eccezion fatta per Massimo Poggio), 6 giorni sulla Terra non riesce a colpire l’attenzione dello spettatore e non gli permette di empatizzare con i personaggi e le situazioni. Man mano che la narrazione procede, il ritmo del film rallenta, la fotografia diventa astratta e la musica di fondo prende il sopravvento sulle parole. Sebbene la pellicola risulti bizzarra e paradossale, a Venturi va riconosciuto il merito di essersi esposto personalmente sul mercato, realizzando - sceneggiato, diretto e interpretato - un esperimento low budget.


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