Sono gli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta: Christopher Lee torna sul grande schermo ad impersonare Dracula ne Le amanti di Dracula, mentre Anne Rice pone le basi per Intervista col Vampiro, primo romanzo dell’acclamata saga Cronache dei Vampiri. La televisione americana trasmette una serie dark destinata a diventare un cult: Dark Shadows. Ancora adolescente, il giovane Tim Burton non perde un episodio della serie che vede come protagonisti vampiri e licantropi. Anni più tardi, l'imberbe Johnny Depp vedrà il telefilm, innamorandosi a sua volta. Da queste premesse nasce l'ennesima collaborazione tra il regista di Burbank e il suo attore feticcio. Dopo aver abbandonato l’Inghilterra con la speranza di maggior fortuna in territorio americano, Joshua e Naomi Collins riescono a mettere su un grande impero da trasmettere poi al figlioletto Barnabas (Johnny Depp) sulle coste del Maine. Divenuto adulto e rimasto orfano di entrambi i genitori, Barnabas si lascia sopraffare dal fascino della serva Angelique (Eva Green), con la quale si lancia in una lussuriosa avventura. Tutto cambia quando il ragazzo conosce Josette (Bella Heathcote), della quale si innamora perdutamente. La folle gelosia spinge Angelique ad uccidere Josette e a maledire il suo amante tramutandolo in vampiro. Chiuso in una cassa per 196 anni, Barnabas verrà riesumato accidentalmente. Il mondo che lo aspetta è completamente diverso da quello che conosceva, con nuove regole e nuovi costumi. È il 1972, e l’ultimo atto della lotta tra Barnabas e Angelique sta per avere inizio. Allo sguardo puro e ingenuo del ragazzo dalle mani di forbici che per la prima volta entra in contatto con un mondo ignoto e oscuro, Tim Burton sostituisce la visione cinica di un uomo erede di antichi valori, costretto da una maledizione ad essere crudele sebbene nell’anima rimanga un gentiluomo. Anche se i poteri e il suo fascino lo rendono desiderabile agli occhi di chiunque, Barnabas è uno di quei borderline tanto cari alla produzione burtoniana. Figli di epoche diverse rispetto a quella in cui si muovono, Barnabas e Angelique non sono più le vittime di una società votata al consumismo, ma possessori dei mezzi per piegare quest'ultima ai propri desideri, tuttavia risultando sottomessi alla solitudine e all’esclusione. E nelle interpretazioni dei due protagonisti la pellicola trova il suo punto di maggior forza. Se Johnny Depp (anche produttore della pellicola) riesce facilmente a scivolare nei panni del vampiro, omaggiando non solo il personaggio originale della serie, ma anche il vampiro di Murnau, dal quale eredita le profonde occhiaie e le dita artigliate, la vera sorpresa è Eva Green, personaggio positivo nella sua totale negatività . Angelique è crudele, ossessionata, incapace di provare pietà . Eppure è anche un’anima afflitta dalla passione bruciante: tra Heathcliff e Otello, massima espressione di quella femminilità dolce ma tradita, che Burton aveva già trovato ne La sposa cadavere. Burton riesce ad altalenare toni e generi (si passa con fluidità da atmosfere horror alla più palese parodia), divertendo lo spettatore e trasportandolo in una dimensione che fa dello steampunk il proprio marchio di fabbrica. Da una parte è facilmente riscontrabile il tocco personale del regista: lungo tutta la narrazione vi sono non solo elementi ricorrenti della sua poetica, ma una vera e propria galleria autoreferenziale. L’albero che fa da testimone al tragico destino di Josette è un omaggio a Il mistero di Sleepy Hollow, e l’incipit nella Liverpool fredda e nebbiosa è un chiaro rimando a Sweeney Todd. Il personaggio di David (Gully McGrath) è di certo imparentato con il protagonista de La fabbrica di cioccolato e così via. Dall’altro lato, Tim Burton modifica se stesso, creando un universo pop e postmoderno, dove trovano spazio citazioni e rimandi ad altri tasselli della cultura mainstream. Dalla caccia al mostro, che omaggia sia Frankenstein sia Intervista col Vampiro di Neil Jordan, ai rimandi a La Bella e la Bestia, che Burton aveva già ereditato nel capolavoro Edward mani di forbice. Aiutato dalla strepitosa colonna sonora di Danny Elfman, il protagonista di Dark Shadows è un vampiro che, finalmente, torna alla sua natura originale: non più creatura incapace di nutrirsi di sangue umano come quello dettato dall’ondata Twilight, ma un gentiluomo, senza remore ad uccidere per nutrirsi. E sebbene qualche volta un’ombra di rammarico deturpi i lineamenti di Depp, la natura mostruosa del personaggio persiste in un labile equilibrio perfettamente calibrato - aiutato dalla sceneggiatura di Seth Grahame Smith e soprattutto dal materiale alla fonte. Probabilmente i puristi storceranno il naso, non riconoscendo del tutto, in questa pellicola, il telefilm cult: d’altra parte Burton si è sempre distinto per la capacità di riadattare grandi classici ammantandoli della propria personalissima chiave visionaria. Dark Shadows è un omaggio sentito e autentico - come fu Ed Wood a suo tempo - che rimanda agli spettatori gli stessi sentimenti entusiastici del Burton adolescente, sempre intatto, mai sopito nè deteriorato. In questo senso, ancora una volta, il regista di Burbank ha colto nel segno.