Asia Argento torna a sorprendere con un ruolo di primo piano nel nuovo film di Stefano Chiantini, un’opera fuori dal comune che, con estrema delicatezza, affronta il tema della solitudine dell’uomo raccontandola attraverso gli occhi di tre personaggi, tre fragili esistenze ai margini della società . Al centro del racconto, il pregiudizio. Il regista ne indaga gli oscuri meccanismi, arrivando a toccare nel profondo la sensibilità dello spettatore lasciandolo letteralmente senza fiato. Dopo Forse si… forse no… e L’Amore non basta, Isole rappresenta un’altra tappa fondamentale nella carriera del giovane regista. Il ventoso paesaggio delle Isole Tremiti fà da sfondo all’incontro tra Ivan (Ivan Franek), un immigrato clandestino, Martina (Asia Argento), una ragazza che ha misteriosamente smesso di parlare, e don Enzo (Giorgio Colangeli), l’anziano tutore di Martina. Una serie di coincidenze li porta a vivere sotto lo stesso tetto, a condividere assordanti silenzi, circondati dall’immotivata malignità della gente dell’isola ostile al rapporto di amicizia nato tra Ivan e Martina. Presto l’affetto che i due provano reciprocamente si trasforma in qualcosa di più importante facendo precipitare gli eventi. L’amore senza voce di Martina trova in don Enzo un inaspettato rifugio. Egli sembra essere l’unico sull’isola ad aver compreso le buone intenzioni di Ivan, ma forse è troppo tardi. Onde che si infrangono sugli scogli, pioggia e mare uniti in un malinconico abbraccio all’orizzonte. Nessun rumore tranne quello del vento. È difficile evadere dall’isola, dalla solitudine che essa rappresenta. Questo è ciò che accomuna i tre protagonisti della storia, anche loro isole circondate da un mare di cieca ignoranza, che insieme trovano una nuova ragione per continuare a vivere. Asia Argento dimostra ancora una volta di saper lavorare sul personaggio. Martina racchiude in sé un universo fatto di timidi sguardi, ricordi e soprattutto silenzi. È impenetrabile come la roccia delle Tremiti e diffidente come le api da cui prende il miele senza alcuna paura. Eccelse anche le interpretazioni di Colangeli e Franek, un improbabile duo che regala momenti di pura poesia. Chiantini riduce al minimo i dialoghi concentrandosi sulle espressioni degli attori e sui loro movimenti, segue i personaggi lungo i loro percorsi quotidiani descrivendone nel dettaglio i comportamenti. La verità che ne scaturisce è quasi documentaristica, mai un’inquadratura in eccesso, nessun virtuosismo fuori luogo. Il regista crede per primo alla realtà che sta filmando e lascia che si esprima da sola. Il pubblico si immedesima in ciò che vede e si affeziona ai personaggi, elemento, questo, che contribuisce all’ottima riuscita dell’opera. I comprimari, su tutti Anna Ferruzzo, Paolo Briguglia e Alessandro Tiberi, danno una marcia in più alla pellicola donandole ulteriore fascino con delle interpretazioni sempre puntuali. Isole è un film introspettivo che, anche grazie ad un tocco di intelligente ironia, riesce a infondere serenità in chi lo guarda. Un piccolo miracolo della nostra cinematografia che non deve assolutamente essere perduto.